La crisi del Consiglio Superiore della Magistratura travolge anche l'associazione nazionale magistrati. Pasquale Grasso si è dimesso pochi minuti fa dalla presidenza dell'Anm. La decisione, certamente clamorosa anche se in parte nell'aria, è stata annunciata dall'ormai ex presidente al Comitato direttivo centrale. L'organo si era riunito per rinnovare la Giunta, come richiesto da alcune sue componenti. Il presidente ha aperto la seduta, ha poi ascoltato gli interventi dei rappresentanti delle diverse correnti, ed alla fine si è alzato, ha preso il microfono e ha comunicato a tutti la sua decisione: dimissioni irrevocabili dalla presidenza dell'associazione.
"Vi ho ascoltato tutti. Vi comprendo e vi rispetto. Vi rispetto e vi ringrazio. Vi rispetto molto più di quanto abbiate dimostrato di rispettare me" ha detto, poi proseguendo: "Potrei osservare che le vostre considerazioni hanno deliberatamente trascurato la prospettiva cronologica degli avvenimenti. Potrei dolermi di convenienti fraintendimenti della mia condotta. Vi ho ascoltato e compreso. Ovviamente rassegno le mie dimissioni. Lo faccio serenamente, dicendo no a me stesso. Nel ricordo di un grande intellettuale del passato, che ricordava che i moralisti dicono no agli altri, l'uomo morale dice no a se stesso".
Gli interventi che hanno indotto il presidente Pasquale Grasso a dimettersi dall'incarico sono stati, in particolare, quelli della sua ex corrente, Magistratura Indipendente, che, come si ricorderà, nei giorni scorsi aveva invitato i propri iscritti, alcuni dei quali autosospesi in quanto coinvolti nelle indagini aperte a Perugia, a non lasciare i propri posti e a continuare a garantire le proprie funzioni all'interno del Consiglio Superiore (invito poi superato dalle dimissioni su decisione personale dei mefedimi consiglieri).
Probabilmente, il presidente si sarebbe aspettato, dopo aver lasciato per difformità di giudizio la sua ex corrente di provenienza, di essere difeso a spada tratta dalle altre componenti. Così, però, non è stato e Grasso è stato attaccato, sia pure con toni morbidi, un po' da tutti, in quanto le posizioni da lui assunte sono state considerate eccessivamente diplomatiche rispetto alla gravità del momento. Così, è rimasto del tutto isolato e in questo quadro le sue dimissioni sono state inevitabili.
Tra gli interventi critici che si sono succeduti nel dibattito, Angelo Renna di Unicost ha parlato senza mezzi termini di ''una Caporetto''. È poi intervenuto per "Area", il gruppo di sinistra che nei giorni scorsi era entrato in durissima collisione con Magistratura Indipendente dopo la scelta di quest'ultima alla quale abbiamo accennato, il consigliere Giovanni Tedesco che ha detto ''siamo pronti a riaccoglierli in giunta quando ci sarà un vero cambiamento''. Valentini di Autonomia&Indipendenza non ha usato, neppure lui, mezzi termini, definendo la situazione venutasi a creare ''catastrofica'' e criticando apertamente il presidente, per la sua ambiguità: da lui ''sono arrivati solo distinguo''.
Grasso lo aveva detto aprendo il suo intervento: se non si fosse determinato un clima di forte coesione, avrebbe lasciato "non avendo intenzione di invelenire una situazione già molto complicata. Chiedo a tutti, però, una posizione chiara e un'assunzione di responsabilità".
"Mi farò da parte" - aveva chiosato - "alla percezione della semplice richiesta di dimissioni che provenisse da una parte apprezzabile dei presenti, senza volontà di imporre un voto che sarebbe comunque divisivo". E poi: "Rivendico con forza la correttezza e la coerenza della linea di azione, politica, giuridica e morale, che, come presidente dell'Anm componente di questo cdc e come magistrato, ho proposto e seguito".