Di Elsa Sapienza su Martedì, 24 Maggio 2022
Categoria: Avvocatura, Ordini e Professioni

L’Italia e le violazioni dei diritti dell’uomo.

 Il bilancio della Corte di Strasburgo in 42 anni ha accertato ben 1890 violazioni da parte dell'Italia delle violazioni dei diritti dell'uomo e ciò a fronte di 759 casi della Francia e 199 della Germania.

In tutti e tre i paesi la violazione riscontrata maggiormente riguarda il diritto ad un equo processo che è tutelato dall'articolo 6 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo.

Altre violazioni accertate sono quelle relative alla protezione della proprietà, articolo 1 del Protocollo addizionale, il diritto al rispetto della vita privata e familiare, articolo 8, il diritto a un ricorso effettivo, articolo 13, la proibizione della tortura o trattamenti inumani o degradanti, articolo 3, i restanti casi fanno riferimento ad altri articoli.

 Cosa accade a seguito di tali violazioni?

E' il Comitato dei Ministri l'organo esecutivo del Consiglio d'Europa che vigila sull'esecuzione delle sentenze della Corte e sull'adozione delle misure correttive necessarie per la prevenzione di tali violazioni.

Ed infatti, secondo Strasburgo i miglioramenti a seguito delle sentenze della Corte ci sono stati, quali?

L'eccessiva durata dei processi civili tra il 1989 e il 1991 ha portato all'adozione di diverse riforme volte alla razionalizzazione del sistema giudiziario civile al fine di accelerare la trattazione delle cause.

 L'assistenza pubblica ai bambini, l'adozione, ha portato alla previsione del rafforzamento delle misure di assistenza all'infanzia con le modifiche del 2003 che hanno incluso le modalità di esercizio della responsabilità genitoriale e le modalità con cui i genitori e gli altri familiari devono mantenere i loro legami con il bambino ed ancora nel 2007.

L'accesso alla procreazione medicalmente assistita è stato garantito da persone affette da malattie genetiche in seguito alla sentenza della Corte Costituzionale del 2015.

L'accesso alle informazioni sulla propria madre biologica, è stato concesso a seguito di una sentenza del 2013 della Corte Costituzionale che riguardava l'accesso alle informazioni sulla madre naturale a un bambino abbandonato alla nascita, successivamente con la legge del 2015 è stato sancito definitivamente tale diritto.

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