Iqbal Masih, ti uccisero la domenica di Pasqua del 1995, perchè a soli 12 anni lottavi per i diritti dei bambini e contro il lavoro infantile.
Che storia incredibile, la tua: a 4 anni fosti costretto a lavorare in una fabbrica di mattoni, poi ti cedettero a un fabbricante di tappeti per soli 12 dollari. Picchiato, sgridato e incatenato al tuo telaio, per 12 ore al giorno. Tu, uno dei tantissimi bambini tessitori di tappeti in Pakistan; piccole mani abili e veloci, salari ridicoli. I bambini non protestano, possono essere puniti facilmente.
Nel dicembre del 1994 ricevesti a Boston il premio 'Reebok Human Rights Award'. "Non ho più paura di lui - dicesti riferendosi al "padrone" - è lui che ha paura di me, di noi, della nostra ribellione. Da grande voglio diventare avvocato e lottare perché i bambini non lavorino troppo".
Nel frattempo le autorità pakistane furono costrette alla chiusura di decine di fabbriche di tappeti.
Il 16 aprile, il giorno di Pasqua, te la fecero pagare. Due tuoi cugini riferirono che nel tardo pomeriggio, non prendesti l'autobus che doveva portarti nella capitale e ti allontanasti con loro in bicicletta.
Secondo il rapporto della polizia, l'omicida era atato un lavoratore agricolo a seguito di una breve lite, poi si disse che a decidere di ucciderti era stata la mafia dei tappeti". Ma non arrestarono nessuno, e mentre i tuoi assassini sono liberi, il giornalista pachistano che ha raccontato la tua storia e' stato accusato di un grave reato: "danneggia il commercio estero della nazione".
A seguito della tua morte, però, il tema del lavoro minorile ha ricevuto maggior attenzione, e Tu, Iqbal, sei divenuto un vero e proprio simbolo di tale causa.
Nel 2000 ricevesti alla memoria il premio World's Children's Prize per i diritti dei bambini.
"Nessun bambino dovrebbe impugnare mai uno strumento di lavoro. Gli unici strumenti di lavoro che un bambino dovrebbe tenere in mano sono penne e matite". E io aggiungo, anche giocattoli.
Per me, Tu sei un MITO. Semplicemente, grazie.