Di Paolo Rosa su Domenica, 05 Agosto 2018
Categoria: I diritti non sono merce

Investimenti delle Casse nella Relazione Covip : trasparenza a rischio e direttive Anac ignorate

A scriverlo è la COVIP nel Quadro di sintesi per l´anno 2016 (Relazione del 2017):

"L´art. 14 d.l. n. 98/2011 ha attribuito alla COVIP le funzioni di vigilanza sugli investimenti delle risorse finanziarie e sulla composizione del patrimonio degli Enti previdenziali ex d.lgs. n. 509/1994 e d.lgs. n. 103/1996 (di seguito, per semplicità, Casse), delegando ad un decreto la disciplina in materia di investimento delle risorse finanziarie, di conflitti di interessi e di depositario. Tuttavia, l´iter di approvazione di tale regolamento non risulta ancora concluso. Le Casse risultano ad oggi gli unici investitori istituzionali affrancati da una regolamentazione unitaria in materia, regolamentazione che, ad esempio, è di livello primario e secondario per i Fondi pensione, coerentemente con l´assetto definito a livello comunitario".

Nonostante un quadro normativo ancora incompleto, la COVIP ha comunque svolto in questi anni le proprie funzioni di controllo trasmettendo puntuali e dettagliati referti ai Ministeri vigilanti.

In nome della trasparenza, di cui tutti si riempiono la bocca, questi dettagliati referti dovrebbero essere resi noti agli iscritti e cioè ai professionisti, obbligati all´iscrizione alle 20 Casse di previdenza. La cosa davvero singolare, nel raffronto tra Casse di previdenza e fondi pensione, è che nelle Casse vi è l´obbligo d´iscrizione, mentre nei fondi pensione l´iscrizione è volontaria; che le Casse, pur essendosi dotate di un codice di autoregolamentazione negli investimenti, sono svincolate da una regolamentazione unitaria ​​mentre la regolamentazione, per i fondi pensione, è di livello primario e secondario.

Il Decreto Ministeriale sugli investimenti per le Casse di previdenza è pronto da tempo ma non viene inviato in Gazzetta Ufficiale per la sua pubblicazione.

Dal raffronto tra lo schema di regolamento sugli investimenti e il codice di autoregolamentazione che le Casse si sono date balza all´evidenza che nel primo, dopo gli interventi di Cantone e del Consiglio di Stato, sono previsti bandi a evidenza europea per la gestione, mentre nel codice di autoregolamentazione di tutto ciò non vi è traccia. La cosa assume ancor più rilevanza se si pensa che il valore di mercato delle attività totali delle Casse, alla fine del 2016, ammonta a 80 miliardi di euro dei quali 63,4 miliardi gestiti in forma diretta mentre le attività conferite in gestione attraverso mandati affidati a intermediari specializzati ammontano a 16,6 miliardi di euro, il 20,7% del totale.

La mancanza di un quadro normativo definito ha indotto le Casse a prendere a riferimento, nella definizione dei propri assetti regolamentari, la disciplina della previdenza complementare e, in particolare il d.m. Tesoro 703/1996, recentemente aggiornato con il d.m. Economia 166/2014. Tuttavia, prosegue la COVIP, la circostanza che tali previsioni non risultano cogenti per le Casse, ha determinato da parte delle stesse significative rielaborazioni della suddetta disciplina, riconducibili all´autonomia decisionale delle stesse. Ne consegue che gli assetti regolamentari si presentano allo stato assai variegati e i documenti che li definiscono risultano assai diversificati quanto a struttura e contenuti.

In diversi casi, tali documenti si limitano a indicare i criteri da seguire per la definizione degli specifici aspetti inerenti in particolare alla politica di investimento da adottare e al sistema di controllo della gestione finanziaria, facendo rinvio alla predisposizione di ulteriori elaborati. Tale frammentazione ha determinato in più casi la coesistenza di diversi documenti che a vario titolo affrontano il tema degli investimenti, talvolta senza il necessario coordinamento, con conseguente scarsa chiarezza complessiva, incongruenze e duplicazione dei contenuti.

A siffatta situazione contribuisce anche la necessità, per le Casse, di predisporre specifici elaborati attuativi di talune risalenti previsioni normative (come quelli recanti i "criteri di individuazione e di ripartizione del rischio nella scelta degli investimenti così come indicati in ogni bilancio di previsione" ai sensi dell´art. 3, comma 3, del Decreto lgs. 509/1994, oppure i piani triennali relativi agli impieghi immobiliari da adottare annualmente ai sensi dell´art. 8, comma 15, del Decreto legge 78/2010).

Anche sotto il profilo della governance adottata in materia di investimenti si osserva la presenza, nell´intero sistema delle Casse, di assetti organizzativi variamente articolati, che trovano però il loro fondamento anche nella accentuata diversità della dimensione delle attività detenute e della complessità della politica di investimento perseguita.

Segnalo questo passaggio del quadro di sintesi della COVIP:

"Le Casse e l´investimento nel Sistema Paese. Gli investimenti domestici delle Casse ammontano a 32,9 miliardi di euro, il 41,1 per cento delle attività, in diminuzione di 1,7 punti percentuali rispetto al 2015 (cfr. Tav. 3); di poco superiori gli investimenti non domestici, che si attestano a 33,1 miliardi, corrispondenti al 41,4 per cento del totale, registrando un aumento di 1,7 punti percentuali rispetto al 2015."

Si osserva che, laddove il peso degli investimenti domestici e di quelli non domestici fosse rapportato, invece che al totale delle attività, alle sole attività riportate nel pannello superiore di Tav. 3 – con esclusione quindi della liquidità (prevalentemente depositi bancari), delle polizze assicurative e delle altre attività (in larga misura crediti contributivi) – ponendo dunque al denominatore l´importo di 66 miliardi di euro, l´incidenza delle due componenti sarebbe, rispettivamente, il 49,8 per cento per gli investimenti domestici e il 50,2 per cento per quelli non domestici.

Nell´ambito degli investimenti domestici, restano predominanti gli investimenti immobiliari (18,1 miliardi di euro, il 22,6 per cento delle attività totali) e i titoli di Stato (8,8 miliardi di euro, l´11 per cento delle attività totali); nel confronto con il 2015, l´incidenza sul totale delle attività registra una diminuzione, rispettivamente, di circa un punto percentuale.

Sono inoltre presenti titoli di debito e di capitale per un ammontare rispettivamente pari a 1 e a 2,9 miliardi di euro; nell´insieme, essi corrispondono al 4,9 per cento delle attività, percentuale sostanzialmente stabile rispetto al 2015. Sul punto va rilevato che nell´ambito dei titoli di capitale figura il controvalore delle quote del capitale della Banca d´Italia sottoscritte da 8 Casse per circa un miliardo di euro (in tre casi la sottoscrizione è avvenuta nella massima percentuale consentita dalla normativa vigente).

L´evoluzione nel quinquennio 2012-2016 delle componenti dell´attivo ripartite tra investimenti domestici e non domestici (cfr. Tav. 4) mostra che, nell´ambito della quota domestica, si riducono gli investimenti immobiliari (circa 10 punti percentuali), i titoli di Stato (1,3 punti percentuali) e gli altri titoli di debito (1,1 punti percentuali); aumenta, invece, l´incidenza dei titoli di capitale (2,1 punti percentuali) e del complesso degli OICR al netto dei fondi immobiliari (1,9 punti percentuali).

Credo che sia a tutti evidente che se il professionista è obbligato ad iscriversi alla Cassa di previdenza di riferimento ed ivi a versare obbligatoriamente i contributi previdenziali, ha diritto a veder rapidamente pubblicato il Decreto Ministeriale sugli investimenti cogente per le Casse stesse e a ottenere la trasparenza, mediante pubblicazione sui siti istituzionali, di tutte le delibere e i report prodotti nell´ambito della politica di investimento perseguita.

Messaggi correlati