Di Rosario Antonio Rizzo su Sabato, 10 Agosto 2019
Categoria: Di Libri di altro

Il sommerso letterario siciliano di ieri e di oggi

A volte per delle circostanze governate dagli eventi della vita, si viene a conoscenza di Autori di cui non si aveva più memoria. E di riviste letterarie che hanno contrassegnato un'epoca e che ora sono scomparse del tutto.

E' il caso di una decina di scrittori e di poeti siciliani, delle Riviste sulle quali scrivevano, la cui esistenza, per la maggior parte di loro, mi era completamente sconosciuta. Qualcuno sicuramente conosciuto a tutti, è il caso di Giuseppe Tomasi di Lampedusa; qualche altro conosciuto in un ambito ristretto di persone: Umberto Barbaro, Giacomo Etna, Giuseppe Giovanni Battaglia, Angelo Maugeri, Nino Savarese; altri ancora la cui notorietà ha varcato l'ambito locale: Piero Greco, Michele Mancuso, Calogero Mastruzzo.

Autori che hanno un comune la regione di nascita, la Sicilia, la militanza, almeno per alcuni di loro (Barbaro, Etna, Savarese, Mancuso) sia nell'area futurista, sia nel mondo culturale fascista attraverso riviste, periodici e pubblicazioni di regime.

Giuseppe Tomasi di Lampedusa (1896-1957), alla fine degli Anni Cinquanta rappresenta il caso letterario per eccellenza per le vicissitudini editoriali del suo romanzo, "Il Gattopardo", rifiutato sia da Mondadori sia da Einaudi con la complicità del giudizio di Elio Vittorini. Sarà Giorgio Bassani a dare il via libera a Feltrinelli nel 1959, due anni dopo la morte dell'Autore, e nel 1961 a pubblicare i "Racconti".

Lampedusa, grande viaggiatore, si stabilisce a Palermo, all'inizio degli Anni Cinquanta, e rappresenta, per un gruppo di giovani intellettuali, il punto di riferimento. Dal 1953 al 1955 organizza lezioni sulla lettura inglese e francese per sei persone, tra cui Francesco Orlando che ne traccia un ricordo affettuoso nel 1985 per la Casa editrice di Vanni Scheiwiller, delineando un personaggio amabile di "incalcolabile cultura generale" e con un grandissimo senso dell'umorismo: "Chiudete in una stanza cinque Siciliani e cinque Piemontesi col compito di risolvere un problema. Dopo un quarto d'ora tutti i Siciliani avranno una qualche soluzione in testa, e i Piemontesi nessuna. Ma dopo un'ora tutti i Piemontesi avranno risolto il problema, e i Siciliani no". 

Umberto Barbaro( 1902-1959), critico, sceneggiatore, commediografo e teorico di estetica e del cinema, è sicuramente la figura più prestigiosa di quanti, tra gli Anni Venti e Quaranta, animarono il dibattito culturale e, con pochi altri, rappresentò "… negli anni del fascismo trionfante, l'opposizione discreta ma ferma al regime nel campo della cultura cinematografica" e, come rileva il Grande dizionario enciclopedico UTET, "… effettuò e promosse la traduzione dei testi basilari di Eisenstein, Pudovkin e Balazs, tentando di svilupparne le intuizioni e di inserirle nella cultura italiana, per tradizione assai restia a ragionare in termini estetici non idealistici" Scrittore fecondo ha collaborato per le maggiori riviste dell'epoca: "Occidente", "La ruota dentata", "Quadrivio", "Spettacolo d'Italia", "Italia Letteraria", "Educazione fascista", "Cinematografo", "Saggiatore", "Roma", "Oggi"", "Paragone", "Solaria" e, con Luigi Chiarini, fondatore di "Bianco e Nero".

Michele Mancuso, (1892-1949), si laurea con Attilio Momigliano con una tesi sulla "Poesia decadente".Un non vedente che fin dal 1932, scrisse e pubblicò testi di poesia, adoperando frasi brevi e sintetiche, racconti, novelle e collaborò a diverse riviste. Si inserisce nel filone di quella letteratura siciliana di fine Ottocento, così come ci ricorda Rita Sala, dalle pagine de "Il Messaggero" di qualche anno fa: "Egli rammenta anche la lezione dei celebri conterranei veristi, pur non condividendone gli interessi epici, e dimostra di aver amato Verga e Pirandello e la loro sicilianità applicata alla narrazione domestica, di paese. Tanto che certi brani delle novelle, quelli che dipingono con pochi segni efficaci un'anima o un angolo di paesaggio, denunciano chiaramente l'appartenenza a una scuola di buon rango".

Nino Savarese, (1882-1945) ha avuto un'intensissima attività letteraria. Dopo aver collaborato a riviste di grande prestigio, "Lirica" di Onofri, "La Voce" di Papini e Prezzolini, "Spettatore Italiano", "La Ronda", "La fiera letteraria", "Nuova Antologia", "Quaderni d'indagine", "Pan", "Letteratura", darà vita ad una Rivista nella sua Enna "Il lunario siciliano" con collaboratori eccezionali: Emilio Cecchi, Riccardo Bacchelli, Ardengo Soffici, Giuseppe Ungaretti, Elio Vittorini, Vitaliano Brancati, Silvio D'Amico, Enrico Falqui…! Ha pubblicato da Pierrot, Garzanti, Vallecchi, Campitelli, Sellerio, Salvatore Sciascia, Sansoni, Ceschina.

Savarese è un crepuscolare "sui generis", come ci ricorda Liborio Termine "… che non può essere limitato a nessuna scuola e che si allontana anche dal termine, piuttosto generico di 'rondista'.

Giacomo Etna, (1895-1963), pseudonimo di Vincenzo Musco di Niscemi. Ha partecipato alla Repubblica di Salò e, sicuramente, la sua adesione incondizionata al fascismo gli procurò, a guerra finita, incomprensibili chiusure editoriali. Ha pubblicato da Vallecchi, SEI, Tiber, Studio Editoriale Ionica.

Fu corrispondente di numerosi giornali e ha all'attivo numerosi reportage dai quali ha tratto qualche libro pregevole. Per tutti "Le formiche sull'Acropoli". 

Angelo Maugeri, vivente, nato nel 1942. Oggi vive a Como. Le sue poesie sono presenti nelle maggiori antologie e almanacchi. Le sue opere di poesie vantano presentazioni di prestigio. Una delle sue raccolte di poesie, "Passaggio dei giardini di Ponente" porta la prefazione di Antonio Porta: "La strada che Maugeri traccia (e cancella nello stesso momento) è tutta in salita, senza concessioni, e il gesto con cui dopo ogni scivolata verso il basso (controllata, del resto) ci riprova è accompagnato dal sorriso di chi conosce la fatica fino in fondo (e parlo di scivolate e risalite in senso strettamente meta-fisico)".

Giuseppe Giovanni Battaglia (1951 – 1995). Le sue raccolte pubblicate da Bulzoni, Flaccovio e Il Bagatto presentano prefatori di eccezione: Leonardo Sciascia, Tullio De Mauro, Salvatore Silvano Nigro. Ed era stato proprio Sciascia che aveva fatto conoscere le poesie di Battaglia a Pier Paolo Pasolini, così come ci ricorda, lo scomparso Tullio De Mauro: In un'intervista di alcuni anni fa, Enzo Golino gli chiedeva: "E' possibile oggi una poesia dialettale? I giovani scrivono ancora versi in dialetto?". E Pasolini rispondeva: "Ignazio Buttitta per la Sicilia, Albino Pierro per la Lucania, Tonino Guerra per la Romagna sono i primi nomi che mi vengono in mente, ma non sono giovani e da tempo hanno descritto un mondo ora scomparso. Tra i giovani ricordo soltanto un ragazzo palermitano, di vent'anni, che ha pubblicato un esiguo libro in versi siciliani con la prefazione di Leonardo Sciascia". Il 'ragazzo palermitano' di cui Pasolini non rammentava il nome era, Pino Battaglia".

Piero Greco, studioso di problemi sociali, pedagogici e didattici, ha compiuto interessanti ricerche sul ruolo e sulle strategie della scuola in rapporto al fenomeno della mafia, e sulle precondizioni di un'adeguata risposta scolastica alle istanze della civiltà tecnologica.

Silvana Grasso, scrittrice e traduttrice di classici greci molto feconda. E' stata presentata a diversi premi letterari da scrittori e critici di grande rispetto. Tra tutti: Cesare Segre e Nico Orengo.

Calogero Mastruzzo, (1916-1973), ha pubblicato da Salvatore Sciascia nel 1959, "Sadhu e vacche sacre" frutto di un'esperienza decennale vissuta in India come missionario, insegnante di inglese, latino e greco e, dopo l'entrata dell'Italia nella Seconda guerra mondiale, come prigioniero civile in un campo di raccolta indiano. Una entina di anni fa sono stati pubblicati i racconti, "All'ombra del campanile",

Non è escluso che ci saranno altre occasioni per parlare di qualcuno di questi autori: ne vale veramente la pena. 

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