Annunciato nel corso della conferenza stampa tenutasi subito dopo il consiglio dei ministri del 9 marzo scorso a Cutro, il nuovo decreto legge sull'immigrazione.
La nuova norma inasprisce le pene per i reati legati all'immigrazione clandestina ed introduce una nuova fattispecie penale: il reato di morte o lesioni gravi in conseguenza del traffico di clandestini. La nuova fattispecie ha una portata molto ampia, non solo perché mira a punire non solo gli scafisti, ma chiunque promuova o organizzi la tratta di esseri umani, ma anche e soprattutto perché realizza un'estensione della giurisdizione penale italiana. In sostanza, come evidenziato dallo stesso Guardasigilli Nordio, quando l'imbarcazione è diretta verso il territorio nazionale, anche se il disastro si verifica in acque extraterritoriali, viene riconosciuta la giurisdizione italiana.
Dunque, il reato verrà perseguito dall'Italia anche se commesso al di fuori dei confini nazionali.
Tra le novità della nuova norma, si annovera poi la reintroduzione della programmazione dei flussi di ingresso legale dei lavoratori stranieri, le cui quote verranno definite non più solo per un anno ma per un triennio, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, previo parere delle Commissioni parlamentari competenti.
Al riguardo, la norma introduce un criterio preferenziale per coloro i quali in patria abbiano svolto corsi di formazione riconosciuti dal governo italiano ed accelera le procedure per il rilascio del nulla osta al lavoro.
Introdotto anche un capitolo per il potenziamento dei centri di permanenza che consente, nel caso in cui, all'esito dei controlli,vengano riscontrate anomalie nella gestione, il commissariamento della struttura al fine di farne proseguire il funzionamento.
Prevista anche la facoltà, in sede di individuazione, acquisizione o ampliamento dei Cpr (i centri di permanenza per i rimpatri), di derogare al codice dei contratti pubblici, consentendo una maggiore speditezza nello svolgimento delle procedure.
Rivisto poi il sistema delle espulsioni: per l'esecuzione dei provvedimenti adottati a seguito di condanna, non sarà infatti più necessaria la convalida del giudice di pace.
Novità anche in tema di contrasto alle agromafie: il nuovo decreto, al fine di proteggere il mercato nazionale dalla criminalità agroalimentare, attribuisce al personale dell'ispettorato centrale delle tutela della qualità e repressione delle frodi dei prodotti agroalimentari, la qualifica di ufficiale di polizia giudiziaria, mentre al restante personale inquadrato nell'area assistenti è attribuita la qualifica di agente di polizia giudiziaria.