Di Antonio Caputo su Domenica, 20 Marzo 2022
Categoria: Itinerari di Antonio Caputo

Il nostro calcio ha un problema: i cori razzisti contro Mike Maignan sono la dimostrazione

Si è giocata ieri sera allo stadio di Cagliari, Unipol Domus, la partita di Seria A, Cagliari-Milan, finita 0-1 per i rossoneri con diverbi e una rissa sfiorata in campo tra giocatori e dirigenti sul finale di partita. 

Tutto nasce dai cori a sfondo razzista indirizzati dalla curva degli ultrà cagliaritani, prima al portiere del Milan Mike Maignan, poi al difensore Fikayo Tomori. Non sappiamo ancora quali frasi sono state pronunciate dalla curva (e per fare chiarezza non da tutti i tifosi cagliaritani) ma la reazione dei due giocatori rossoneri ha infuocato gli animi in campo. 

Siamo nel finale di partita e Fikayo Tomori, dopo aver ascoltato i cori, si rivolge alla curva con un gesto di stizza, viene preso anche lui di mira. Sul finale volano ancora oggetti e bottigliette in campo oltre agli insulti nei confronti del portiere che per la prima volta, all'esordio quest'anno nel nostro campionato, si dirige sotto la curva portando le mani alle orecchie in segno di protesta. Anche Tomori si unisce al compagno, parte uno scontro acceso con i giocatori del Cagliari che in difesa del proprio pubblico contrastano gli avversari. Duro scontro anche tra il capitano della squadra di casa, Joao Pedro, e il milanista Zlatan Ibrahimovic, i due si minacciano a vicenda sino ad arrivare al tunnel. 

"Avete sentito?", "Avete sentito?", urla Tomori nel fine gara all'arbitro, Daniele Chiffi, e ai giocatori cagliaritani, mentre dalla tribuna scende in campo anche Paolo Maldini, intento a separare i giocatori e riappacificare gli animi. 

 E pensare che dal 15 al 21 marzo 2022, in tutti gli stadi di campo della Serie A TIM e nei canali social della Lega, vengono realizzate delle iniziative a sostegno della campagna "Keep Racism Out", in collaborazione con l'Unar (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali della Presidenza del Consiglio dei ministri). La diciottesima Settimana contro il Razzismo ci dimostra che c'è ancora tanto da fare per debellare il razzismo dalla nostra società e dagli stadi italiani. Il problema, lo sappiamo bene, sono quelle tifoserie ultrà che non si smentiscono mai, nemmeno dopo il Daspo ad alcuni tifosi e le sanzioni alle società di calcio. Insomma, il calcio italiano è profondamente razzista? Non tutto, non la maggior parte delle tifoserie, anche se i precedenti sono tanti, soprattutto a Cagliari: nel 2009 la curva cagliaritana prendeva di mira Mario Balotelli, nel 2019 il giocatore dell'inter Romelu Lukaku, e poi ancora gli juventini Matuidi e Kean che esultarono sotto la curva proprio come fatto ieri dai due compagni milanisti.

Intollerabile, è il commento di Stefano Pioli, allenatore del Milan, a fine partita: "Maignan mi ha detto che ha ricevuto da dietro la porta insulti razzisti. È la prima volta che reagisce così, quindi qualcosa è successo. Anche Tomori mi ha detto la stessa cosa. Certe cose non devono succedere", mentre Joao Pedro, capitano dei sardi, commenta così: "Io all'inizio ho cercato di separare, di portare via le persone. Per quanto riguarda Ibra per me sono cose finite lì, non c'è stata alcuna coda negli spogliatoi. Insulti razzisti a Maignan? No, non ho sentito nulla, ma ero quasi a centrocampo. Ho solo visto che Maignan rispondeva ai tifosi e ho cercato di portarlo via. Sono otto anni che gioco a Cagliari e mi sento nel diritto di difendere il mio pubblico. Ovvio, fino a quando non emerga qualcosa di diverso"

Dopo la partita, il Milan ha postato sul suo Twitter un commento, a confermare gli insulti a stampo razzista: "Oggi era la giornata contro il razzismo, ma abbiamo ancora molta strada da fare e dobbiamo farlo tutti insieme".

Ma la protesta di Maignan continua ancora sui social, emblematica la scritta N.W.A. (Niggas with attitudes) postata dal portiere con la foto di una scimmia che fuma e l'immagine che ritrae lo stesso  assieme a Fikayo Tomori sotto la curva del Cagliari. Si richiama così il celebre gruppo rap statunitense, gli N.W.A, in prima linea negli anni Novanta e nei primi del Duemila contro la discriminazione razziale, la prepotenza della polizia sugli afroamericani, i soprusi sofferti dai giovani di colore nei sobborghi di L.A e la povertà dei ghetti abitati dalle minoranze etniche. Simbolo di una lotta, quella contro il razzismo, che continua a riguardare il calcio italiano, sintomo di una società che deve interrogarsi ancora su questi episodi e cercare soluzioni efficaci per contrastare la violenza e la discriminazione negli stadi. 

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