Bruno Celano ha parlato di "anti-psicologismo" delle teorie del ragionamento giuridico, prodotto diretto dell'insegnamento kelseniano per il quale il diritto è«un che di impersonale, anonimo, depsicologizzato», che gode «di una relativa indipendenza, o autonomia, rispetto alle preferenze, alle intenzioni, alla volontà, alle decisioni, alle credenze di coloro che vi sono soggetti; e in ciò risiede il suo carattere di oggettività».
Diritto funzionale al vivere civile e ai traffici economico-sociali, razionale quindi, calcolabile, geometrico, matematico, scientifico, prevedibile, oggettivo, certo, a cui Natalino Irti ha dedicato, negli ultimi anni, importanti studi. La calcolabilità del diritto sembra essere divenuta la nuova parola chiave per capire il presente giuridico; è onnipresente, pervasiva.
Facendo ciò, il diritto ha quindi espunto consapevolmente dal proprio ambito "la soggettività dei soggetti", il nostro essere uomini in carne e ossa; ha dettato regole oggettive come se gli esseri umani non fossero, prima di tutto, esseri emotivi, o forse proprio per questa ragione; proprio per la consapevolezza, cioè, che l'uomo è un essere emotivo e che in quanto tale deve ricevere la guida del proprio agire al di fuori di sé medesimo.
Si dice che la giustizia sia una esperienza profondamente umana, ed è corretto così, vediamo, inoltre, essere radicata l'idea per la quale la razionalità meccanica non deve mai essere disumana, il dominio delle regole oggettive non deve significare insensibilità per le concrete conseguenze. In relazione alla giustizia digitale, molti studiosi hanno messo in luce come sia diffuso sentire la giustizia come una impresa umana, "artigianale" quasi, a rendere più difficoltoso l'ingresso delle tecnologie e dell'intelligenza artificiale nel mondo del diritto rispetto ad altri ambiti della vita sociale.
E' stato creato appunto un software giudiziario ( c.d. COMPAS: acronimo di Correctional Offender Management Profiling for Alternative Sanctions), brevettato e prodotto dalla società privata Northpointe, che vanta il segreto industriale su codice sorgente, database e tecniche di elaborazione dei dati.
L'apprezzamento di merito del giudicante in ordine alla propensione dell'imputato a ripetere il delitto non trova la soluzione in un criterio metodologico di accertamento del fatto e neppure in una puntuale prescrizione della legge, ma viene affidato a un algoritmo di valutazione del rischio (Risk Assessment Tools).
Lo scopo della giustizia predittiva è quello di rendere le conseguenze delle azioni umani trasparenti in anticipo attraverso l'uso dei big data, immense raccolte di informazioni non elaborabili da una mente umana per quantità e qualità del dettaglio, la cui analisi e combinazione permette di scoprire strutture e patterns di regolarità laddove prima si scorgeva solo caos, disordine e casualità. Sono evidenti i risultati pratici, in termini di risparmio di tempi e costi, di semplificazione delle procedure e di tendenziale calcolabilità e uniformità delle decisioni.
La potenza dell'algoritmo è infatti in grado di digerire e metabolizzare i dettagli e gli elementi fattuali, contestuali, e giuridici di milioni di casi già decisi in precedenza, prevedendo l'outcome della controversia con un altissimo grado di accuratezza.
La creazione di modelli predittivi complessi su questa base rende così accessibile e conoscibile qualcosa che prima non lo era con mezzi umani, un nuovo livello di realtà. Dati, dati, e ancora dati. Attraverso le loro combinazioni è possibile una conoscenza sovrumana condotta scientificamente; da cui l'accusa, spesso mossa, e con buone ragioni, di "anti-umanesimo" del mondo legal tech.