Da pochi giorni è stato presentato il rapporto dell'indagine Ocse- Pisa, programma per la valutazione internazionale dello studente sulle competenze in lingua madre, matematica e scienze dei 15enni di circa settanta Paesi dell'area Ocse. Si tratta di un'indagine che valuta gli allievi a cui manca poco per concludere l'obbligo scolastico, per capire come se la cavano con alcune delle conoscenze e delle abilità essenziali del loro corso di studi. E come sarà andata? Impossibile che a qualcuno sia sfuggita la notizia, strillata con svogliato sensazionalismo dalla maggior parte dei siti di informazione: "Diciannove studenti italiani su venti non sanno leggere". Colpa, ovviamente, degli insegnanti impreparati, del fatto che non si bocci più, della pedagogia moderna e di una vasta gamma di altra retorica trita e ritrita.
Peccato che il rapporto Ocse Pisa, testo di media complessità accompagnato anche da parecchie illustrazioni, non dica affatto questo. La proporzione 1 su 20 riguarda, semmai, gli studenti eccellenti, che sanno leggere e interpretare correttamente testi complessi. Secondo il rapporto, almeno per coloro che riescono a leggerlo e capirlo, gli studenti che hanno le competenze minime sono ben più di 1 su 20, precisamente il 77 per cento: «In Italia, il 77% degli studenti ha raggiunto almeno il livello 2 di competenza in lettura (media OCSE: 77%). Come minimo, questi studenti riescono a identificare l'idea principale in un testo di lunghezza moderata, trovare informazioni basate su criteri espliciti, anche se a volte complessi, e possono riflettere sullo scopo e sulla forma dei testi se esplicitamente guidati».
In sostanza, un documento sui ragazzi che non comprendono i testi, finisce per essere incompreso a sua volta. E già questo dovrebbe far sorgere i primi dubbi sul livello di competenza in comprensione del testo da parte degli autori di quegli articoli. La buccia di banana è sempre dietro l'angolo, anche per gli addetti ai lavori, specialmente se si trovano a dover cercare di comprendere un documento in brevissimo tempo, per poterne riportare il contenuto, magari in un articolo. Il modo in cui i media riportano i risultati ricorda quello degli eventi sportivi. Pensare che davvero 19 studenti italiani su 20 non siano in grado di leggere e capire un testo di media complessità richiede una spiccata dose di superficialità. Ci sarebbe, tuttavia, il piccolo dettaglio che, nel caso del report Ocse Pisa, non si sta commentando un fuorigioco, o un rigore non concesso, ma dati reali.
La scuola italiana non è affatto peggiorata. I risultati sono in linea con quelli degli ultimi anni. Quindi al massimo possiamo dire che la situazione è molto statica, ma non sarebbe esatto neanche quello, perché questi test non valutano "la scuola" ma solo alcune competenze. Il programma di ricerca Pisa viene svolto ogni tre anni e consente di monitorare nel tempo l'andamento del processo di acquisizione di competenze in un particolare segmento della popolazione scolastica. In Italia chi si occupa della somministrazione e della correzione dei test Pisa è l'INVALSI, che sceglie un campione di scuole in base alla localizzazione sul territorio, al numero di studenti dell'istituto e al tipo di istruzione impartito (liceale, tecnico o professionale). In seguito a un sorteggio le scuole nominate possono decidere se accettare o meno di essere oggetto del test. L'indagine viene poi utilizzata non solo per scopi internazionali, per classificare cioè il livello di eccellenza del sistema educativo e formativo di ciascun paese rispetto agli altri, ma anche a livello nazionale. In Italia, per esempio, i risultati hanno permesso di valutare le differenze fra le regioni e di destinare misure di intervento mirate. Questo è uno degli aspetti più controversi, per la particolarità dell'indagine e per la complessità dell'apprendimento e della formazione di un giovane che è difficilmente inquadrabile in qualche test e non può essere dunque considerato il solo parametro per indirizzare interventi a favore di un miglioramento dell'istruzione.
Certo, per gli studenti italiani non è tutto rose e fiori. Il rapporto Ocse- Pisa afferma che tutto va per il meglio nella scuola italiana? Assolutamente no. Le criticità evidenziate sono molte, il documento esprime preoccupazione e suggerisce anche una correlazione tra divario socio-economico e performance degli studenti: «Gli studenti socio-economicamente avvantaggiati hanno ottenuto risultati migliori rispetto agli studenti svantaggiati di 75 punti in lettura». Il che è un enorme problema. Ma non significa che "i nostri quindicenni non sanno leggere". E se è certo che si deve migliorare, molti commentatori dovrebbero capire meglio quel che leggono. Evitando di addossare ogni responsabilità sulla scuola. In definitiva, abbiamo forti divari e le cose potrebbero andare meglio, ma non appaiono così catastrofiche e irrimediabili come si è letto in certi interventi dovuti, per ironia della sorte, proprio a un errore di comprensione del rapporto.