Di Gian Luca Porfiri su Domenica, 29 Luglio 2018
Categoria: Salute e Benessere

Gli stati alterati della coscienza: quando non sempre il mondo è quello che appare

Il termine "Coscienza" proviene dalla parola latina conscientia, a sua volta tratto da conscire, cioè "conoscere". Essa definisce la percezione che un individuo possiede della mente, propria ed altrui, e dei suoi contenuti. La coscienza rende la realtà oggettiva del tutto astratta, poiché permette a tutti noi di averne una precisa opinione, la quale deriva da un intero vissuto fatto di emozioni, pensieri ed esperienze.

Lo studio della coscienza è nato inizialmente con la filosofia, ma presto divenne oggetto di ricerca psicologica. Il primo ad occuparsene fu Wilhelm Wundt presso il prestigioso laboratorio di Lipsia, che osava infatti definire la medesima psicologia come "scienza dei fatti e degli stati di coscienza". In seguito fu il momento di Sigmund Freud, che grazie al suo lavoro sulla psiche umana distinse tre istanze, lo stato conscio, preconscio ed inconscio.

Di recente molti ricercatori si sono avvicendati con lo studio della coscienza. Uno dei più importati è Antonio Damasio, il quale descrive la differenza fra Emozione, processo biologico innato che permette l'adattamento all'ambiente, e Sentimento, cioè la manifestazione psicologica di un'emozione. Egli sostiene che la coscienza sarebbe connessa con emozioni e sentimenti, in quanto i meccanismi che consentono di trasformare gli aspetti biologici delle emozioni nei contenuti psicologici dei sentimenti sono ampiamente determinati dalla matrice della consapevolezza di sé.

Tuttavia, sebbene la ricerca scientifica sia molto attiva, non è ancora possibile definire con precisione se e quando stiamo vivendo uno stato di vera coscienza. Non esistono dei parametri scientifici che definiscono cosciente un individuo. Si ritiene infatti che una mente sia consapevole quando viene soggettivamente percepita tale. Una condizione di ordinaria coscienza è sempre correlata a criteri sia biologici che culturali; è sempre necessario dunque valutare la propria coscienza riferendosi sia al contesto vissuto che al proprio organismo.

Al di là di questo, la coscienza è composta da degli stati profondi che hanno fatto sempre parte della natura biologica e psicologica dell'essere umano. Essa indica quello stato mentale in cui è presente una realtà oggettiva della propria esistenza, in un preciso spazio e in un preciso tempo. Si pensa che essa abbia dei correlati cerebrali molto profondi; molti ricercatori condividono il ruolo centrale del tronco encefalico, del talamo e delle cortecce somatosensoriali.

La coscienza non è affatto un elemento statico; anzi, probabilmente è il fattore psichico più variabile ed imprevedibile. La sua alterazione comporta il cosiddetto "stato alterato di coscienza".

QUALI SONO?

- Innamoramento: pulsione che dà luogo ad una serie incontrollabile di sentimenti e di azioni, accompagnati da un'elevata attivazione non solo emotiva, ma anche sessuale, verso un'altra persona.

- Ipnosi: forte stato di suggestione generato da un'immagine o da uno stimolo percepito intensamente dall'individuo. La condizione ipnotica condiziona sia l'ambiente che l'identità del soggetto sottoposto.

- Sonnambulismo: disturbo del sonno caratterizzato da schemi motori automatici che, solitamente, possono essere quotidiane e semplici da eseguire. Il sonnambulo non è in grado ricordare quello che ha fatto o detto durante la notte.

- Stato onirico/Sogno: fenomeno psichico sub-cosciente che avviene mentre dormiamo, in particolare nel corso della fase REM. Lo stato onirico è caratterizzato dalla percezione di immagini e suoni riconosciuti come reali dal soggetto. Si riconosce nel sogno una mente del tutto diversa da quella vigile, avente leggi proprie e un'ampia risonanza nel mondo consapevole.

- Stato di coma: profondo stato di incoscienza, indotto in diversi modi, in cui il soggetto non riesce a svegliarsi, non reagisce agli stimoli e giace ad occhi chiusi.

- Meditazione: pratica che permette di raggiungere un maggior controllo della propria mente, in modo da acquisire padronanza dell'attività psichica e una miglior consapevolezza delle emozioni.

- Stato di trip: forma gergale per definire le alterazione della coscienza fisica e mentale indotte specificamente dall'assunzione di sostanze psicotrope, come LSD, mescalina, DMT o psilocibina.

- Post Mortem (non dimostrabile)

David John Chalmers, filosofo australiano, sostiene che le esperienze coscienti sono quelle più intime da provare ma più difficili da spiegare. Rispetto agli altri fenomeni mentali, la coscienza resta ancora il più oscuro, ogni spiegazione non sembra mai all'altezza dell'obiettivo. Chalmers ha perfettamente ragione. Se pensiamo solamente ai fattori responsabili dell'alterazione di coscienza sapremmo con cosa abbiamo a che fare: la memoria, il tipo di ragionamento, la velocità di ragionamento, il senso d'identità, le facoltà motorie, la percezione del tempo, la percezione dello spazio, la percezione del significato delle cose, la personalità, la gestione delle emozioni.

Come si chiede lo stesso Damasio, la cosa più difficile da capire non è forse capire come capiamo? La cosa più sconcertante non è forse rendersi conto che è la coscienza a rendere possibili e persino
inevitabili le nostre domande sulla coscienza?

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