Di Piero Gurrieri su Venerdì, 29 Marzo 2019
Categoria: Donne

Giulia, cancellare un tweet non basta, quel suo "isteriche" è una caduta di stile, chieda scusa alle donne!

Giulia bongiorno, non ci stiamo. Lei sarà pure una accreditata penalista, un ministro sicuramente tra i più preparati di un governo che, peraltro - lo diciamo senza alcuna partigianeria - non annovera grandissime cime. 

Ma quel suo intervento di oggi è del tutto inappropriato, e lei non può pensare neppure lontanamente che basti cancellare il suo tweet per chiudere la questione. Non può farlo, perché è un ministro della Repubblica e non può permettersi determinate espressioni. Non può farlo perché, soprattutto in questo momento storico, è grave che quella parola, isterica, sia stata pronunciata all'indirizzo di donne da una donna che, per giunta, ha spesso l'abitudine di ergersi a paladina del genere femminile. 

"Il codice rosso" - lei ha scritto in un suo tweet, prima che, rendendosi probabilmente conto delle enormità delle sue parole, provvedesse immediatamente a cancellarlo - "è una norma che prevede che quando una donna fa una denuncia per violenza deve essere ascoltata entro tre giorni dal Pg o dal Pm. Così si può appurare immediatamente se si ha a che fare con una isterica o con una donna in pericolo di vita e salvarla".

 Insomma, se una donna denuncia di aver subito una violenza, c'è una norma che aiuta a capire se si tratta di una isterica. Ma si rende conto dell'assurdità di queste sue parole, che non le fanno onore? Si rende conto che, sia pur involontariamente, noi crediamo, ha utilizzato il linguaggio, e lo stile, di una cultura becera, medievale, proprio quella cultura a cui lei, qualche settimana fa, si è riferita, parlando del ritorno, concettuale culturale, del delitto d'onore e di altri retaggi di una cultura che credevamo superata? Si rende conto che queste parole non alimentano fiducia, e che rischiano anche di promuovere discredito nei confronti della categoria che lei professionalmente rappresenta, quella degli avvocati?

Lei sa, ministro, che il termine "isterica" viene dal greco ysterikòs, da ystera, "utero", e che i protomedici greci, uomini che certo non amavano le donne, ipotizzarono un nesso fra l'utero e i disturbi psicologici e fisici della donna? Sa che era credenza diffusa che l'utero si muovesse all'interno del corpo e che fosse causa ora di questo, ora di quell'altro male, e che poteva anche giungere al cuore o perfino alla testa? Non ha mai pensato che non è allora un caso se "isteriche", quasi per definizione, sono solo le donne, e che "isterici" sono, esattamente per le stesse ragioni, quegli uomini che, per quella stessa cultura becera, retrograda e sessista assomigliano alle donne o forse sono un po', essi, donne? Ci hai mai pensato prima di pronunciare affermazioni simili? Siamo sicuri di no.

Giulia Bongiorno, se una donna denuncia infondatamente, merita di essere a propria volta denunciata ed eventualmente processata e sanzionata per calunnia o per procurato allarme. Questo si. Ma non lei, non un pubblico ministero e nemmeno il giudice che eventualmente decida di condannarla ha il diritto di chiamarla isterica. L'isteria è una categoria chi appartiene ad un passato che non rimpiangiamo e che, a fronte di spettacoli da teatro dell'arte, non abbiamo utilizzato nemmeno nei confronti di alcuni parlamentari o uomini di governo del nostro paese, anche quando ce ne sarebbe stato ampio motivo di farlo.

Ci dia retta, chieda scusa alle donne!