Di Rosario Antonio Rizzo su Sabato, 30 Aprile 2022
Categoria: Di Libri di altro

Ferdinando Scianna tra Bagheria e Canton Ticino “Dormire, forse sognare”

Prendo atto dalla stampa del Canton Ticino della Svizzera italiana, che Ferdinando Scianna ha chiuso una splendida mostra fotografica di Ottanta scatti esposti alla galleria Spazio Reale dell'ex convento di Monte Carasso dal titolo, molto intrigante: "Dormire, forse sognare".

Una mostra molto importante che ha realizzato un grandissimo successo di pubblico.

Ferdinando Scianna, nato a Bagheria, in Sicilia il 4 luglio 1943, è un fotografo e fotoreporter, interessante. E' stato il primo fotografo italiano a far parte dal 1982 dell'agenzia fotografica internazionale Magnum

Questa Mostra mi ha catapultato nell'estate del 2001.

Mi trovavo a Lugano per un breve periodo e mi ritrovo una straordinaria Mostra di 390 foto che il bagherese Ferdinando Scianna esponeva alla prestigiosa Galleria del Gottardo.

Henri Cartier Bresson, un altro maestro dello "scatto", ha scritto: "Quello che conta nella fotografia è la vivacità, è sentire arrivare gli eventi, indovinarli. Ad essere importante è lo sguardo, non la fotografia. La memoria è molto importante, la memoria di ogni foto scattata, che scorre alla stessa velocità dell'evento. Mentre lavori devi essere certo di non aver lasciato buchi, di aver catturato ogni cosa, perché dopo sarà troppo tardi. I fotografi si occupano di cose che svaniscono continuamente e quando sono svanite non c'è stratagemma che possa riportarle". E Scianna ha salvato un pezzo di memoria ("senza buchi"), di un mondo che pensavamo abbandonato dietro le nostre spalle.

Per chi, come me, ha vissuto la dimensione spaziale e temporale degli avvenimenti, delle modalità, di questo fluire di vita e di emozioni che Scianna affida alle sue opere, non può non ripercorrere, sul filo della memoria i primi sessant'anni della propria esistenza. E riflettere sui cambiamenti e sulle coincidenze, nel bene come nel male, che, di tanto in tanto, si affacciano in queste latitudini.

Il tempo a Bagheria, ma come in tutta l'Isola, veniva scandito dai frutti delle quattro stagioni e delle possibilità di lavoro che potevano offrire.

Dopo la guerra, negli anni cinquanta, l'emigrazione rappresenta una possibilità concreta. Interi paesi si sono svuotati. La migliore gioventù, come hanno cantato poeti e scrittori, ha trasferito i loro sogni altrove, le loro speranze affidate alle valige di cartone e ai treni che hanno percorso mezza Europa.

Le arti magiche ed esoteriche praticate dalla vecchia del quartiere; i soprannomi, "nciuria", servivano meglio dei cognomi veri per riconoscere una famiglia; i giochi, le divise scolastiche, i regali che i nonni morti ci facevano trovare il 2 novembre sotto il letto...! Usi e costumi che si sono ripetuti per gli anni della nostra infanzia. 

Un mio vecchio compagno di scuola (a quell'epoca emerito professore di chimica nella facoltà di ingegneria dell'Università di Ancona), riflettendo su una nostra foto della prima media, mi faceva notare come il suo vestitino alla marinara era lo stesso della foto della terza elementare a testimonianza della sua gracilità dovuta anche ad un'alimentazione povera.

Bagheria è anche la città di Peppino Tornatore ("Nuovo cinema Paradiso"), di Dacia Maraini di Ignazio Buttitta, di Renato Guttuso, del suo maestro Domenico Quattrociocchi…!

"Gli uomini in piazza // o al circolo, // i bambini per strada,// le donne in casa", scrive Scianna.

Le feste paesane, sempre in onore del Patrono del paese, erano occasioni di giochi di abilità. Il palo della cuccagna, insaponato a dovere, (" 'ntinna") si collocava in orizzontale nei paesi marinari, mentre nei paesi collinari in senso verticale. E fino a qualche decennio fa anche a Tesserete era il gioco con i premi più ambiti durante i festeggiamenti di carnevale.

I ragazzi di Bagheria andavano a studiare a Palermo. Ma a partire da quell'anno anche Bagheria ha avuto la sua facoltà di lettere, ospitata nel bellissimo palazzo Cutò. Una sede distaccata dall'Università di Palermo per il corso di laurea "Spettacolo, arte e moda".

E non era l'unica grande novità. Ma il popolo gay bagarese si è presa una grande rivincita, forse in nome di quel Matteo M. "unico omosessuale ufficiale del paese" ai tempi si Scianna. Infatti nel mese di agosto del 2000 è stata inaugurata a Bagheria la prima casa museo dell'eros omosessuale. Si tratta di una esposizione permanente ed una collezione d'arte contemporanea sul tema dell'omoerotismo. L'iniziativa si deve a Piero Montana. Forse Scianna potrebbe svelarci se tra il suo Matteo M. e Montana ci sia un qualche rapporto di parentela.