Di Giuseppe Caravita su Martedì, 29 Ottobre 2019
Categoria: Giuseppe Caravita: uno di duecentocinquantamila

Fanno come con Lidia Poët, attaccano le donne, anche nell'Avvocatura di oggi, adesso basta!

​Abbiamo le Commissioni Pari Opportunità. Le donne nella Avvocatura sono, forse, in numero maggiore degli uomini.
Però, a parte gli sbandieramenti di buoni propositi (buoni propositi, che brutta espressione: sembra una concessione) gli ultimi due avvenimenti di clamore mediatico sono due provvedimenti fortemente negativi, di sicura risonanza e clamore (almeno nel circuito forense) che riguardano due donne Avvocato (le quali, per la loro indiscussa professionalità, non hanno certo bisogno del mio sostegno).
1) Daniela Nazzaro è stata diffidata da Cassa Forense, insieme alla testata telematica alla quale collabora, a rimuovere un certo testo, con l'avvertimento che si sta valutando anche una azione di risarcimento danni;
2) Carmen Picariello, del Consiglio dell'Ordine di Avellino, è stata allontanata dalla riunione del Consiglio in corso, per avere espresso delle opinioni.
Non mancano, sui social, dichiarazioni sconcertanti e non condivisibili di altri Colleghi (questo a mio personalissimo avviso) degne di provvedimenti disciplinari.
Tuttavia, si sceglie di attaccare platealmente la componente femminile.
Come già detto ieri, non sono d'accordo, anzi proprio non ci sto.
Non può che venirmi in mente l'ostracismo delle Istituzioni tirato fuori in tutta la sua virulenza quando Lidia Poet, la prima donna italiana a diventare procuratore, chiese ed ottenne (in un primo momento) di essere iscritta all'Albo di Torino. Non le riporto, sottolineo solo che prima di decidere l'iscrizione (poi annullata dalla Corte di Cassazione che all'epoca sedeva in Torino) il Consiglio dell'Ordine di Torino chiese un parere al Consiglio dell'Ordine di Milano, il quale rispose che da un punto di vista tecnico non vedeva problemi, ma che l'unica preoccupazione era che l'apertura alle donne avrebbe portato di conseguenza un aumento indiscriminato degli esercenti la professione forense. La solita musica: troppi avvocati.

 Si attaccano per questo motivo, insopportabile nella sua formulazione, con ragionamenti capziosi, le categorie apparentemente più deboli: avvocati si diventa dopo un lungo percorso, non è un capriccio, o lo spuntare dei funghi dopo una notte di pioggia.
Il lavoro fu terminato dalla Cassazione, la quale aderì alle tesi del Procuratore Generale, il quale, tra i vari argomenti espose anche la fondamentale ragione che le donne, avendo il ciclo mestruale, hanno mensilmente un periodo di confusione e irritabilità, non consoni alla professione.
Argomenti di lana grossa.
La strada è ancora lunga. Sempre che non siamo in un vicolo cieco. E allora forse bisogna percorrerne un pezzo a ritroso, e ritrovare il giusto cammino.
Buona giornata a tutti.
Giuseppe Caravita di Toritto,
l'ultimo di duecentocinquantamila

Nota della redazione

Caro Collega Giuseppe Caravita, desideriamo ringraziarti per questo post che, stamane abbiamo ritrovato in questo grande mondo virtuale che è Facebook. Ti diciamo il nostro grazie per la tua sensibilità, ben a prescindere dalla considerazione che siamo noi la testata telematica oggetto di un attacco che continuiamo a ritenere del tutto incomprensibile, ed a prescindere, ancora, dalla tua accorata difesa di Daniela Nazzaro, nostra collaboratrice di punta, che, insieme a Carmen Picariello, altrettanto apprezzata collega ed amica, fanno parte di quel grande mondo di donne nell'avvocatura che sono ormai maggioranza negli Albi ma che, molto spesso anche a causa di pregiudizi ed ostracismi, spesso sono osteggiate, magari con modi farisaicamente gentili, e perciò ancor più falsi e deprecabili. Siamo pertanto felici che questa avvocatura sia difesa è ben rappresentata da personalità come la tua, che quand'anche non fossero maggioritarie negli organismi ove si amministra potere e si esercita il controllo, aiutano comunque tanti e tanti colleghi, quelli che l'avvocatura la fanno ogni giorno pur senza spendere troppi paroloni, a crederci. Nonostante tutto. Grazie, non sei l'ultimo di 250mila, sei nelle prime file.

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