Di Daniela Nazzaro su Sabato, 08 Settembre 2018
Categoria: Avvocatura, Ordini e Professioni

Elezioni di Cassa Forense: l' Avvocatura in protesta va allo scontro diretto!

Nel corso dell'ultima settimana il clima pre-elettorale si è surriscaldato, si iniziano a leggere interventi sempre più accesi e la lunga protesta degli Avvocati auspica di trovare risposte e sfogo proprio nell'urna elettorale.

Particolarmente incalzanti sono stati gli interventi dell' Avv. Armando Placidi di Azione Forense Roma e dell' Avv. Giuseppe Fera di Nuova Avvocatura Democratica Napoli, conosciuti entrambi ad un Convegno del 26.01.2017 , organizzato da NAD presso l'aula parlamentare del Seminario , in cui ero stata invitata a relazionare sulla petizione partita da Catania per chiedere la riduzione dei costi degli organi di amministrazione e controllo di Cassa Forense, petizione che avrebbe trovato poi il suo culmine nella Manifestazione di Roma del 21 Aprile 2017.

Armando e Giuseppe, noti nei rispettivi Fori per il loro attivismo, hanno manifestato sui social la loro forte contestazione del sistema previdenziale, assistenziale e politico - finanziario di Cassa Forense, attraverso una serie di osservazioni molto critiche, documentate e tecnicamente articolate, che qui sintetizziamo.

Placidi annuncia di avere richiesto a Cassa Forense, a mezzo Pec del 29.08.2018, la pubblicazione dei " dati relativi a tutte le precedenti operazioni elettorali di rinnovo del Comitato dei Delegati,dei dati dell'affluenza, del numero complessivo dei votanti sia su scala nazionale, che distrettuale, nonché dei risultati finali conseguiti da ciascun singolo candidato anche non eletto, in ossequio agli obblighi sanciti dal Codice della Trasparenza e dal Modello di Gestione e Controllo 231/2001 di Cassa Forense", rilevando che queste informazioni non sono reperibili né sul sito dell' Ente, né sul sito del CNF, né sui siti dei CC.OO.AA.

Il principio della Trasparenza risulterebbe sistematicamente violato da parte dell' Ente , che continua a chiudersi in un silenzio ai limiti della legalità , nonostante le richieste avanzate anche in questo portale, con particolare riferimento a :

- la delibera in cui l'integrativo minimo obbligatorio sarebbe "non dovuto" dal 2018 al 2022, onde poter verificare la copertura (fondi sottratti all'assistenza?) e se trattasi, tecnicamente, di un esonero o di una sospensione per cui il debito rivivrebbe alla scadenza del quinquennio;

- il dato relativo al contributo di solidarietà che in bilancio non emerge come voce singola, ma potrebbe essere ricompreso nel soggettivo;

- i dati relativi all' asserito aumento delle gravidanze per cui si vorrebbe giustificare l' aumento del contributo di maternità a partire da settembre;

- le date di presentazione delle domande per accedere ai contributi erogati coi bandi del welfare attivo, da incrociare con la data in cui i fondi si sarebbero esauriti e quindi dette domande rigettate;

- il report ALM "asset and liability management" (attività e passività) citato nel bilancio 2017, ma mai pubblicato sin dall'introduzione nel 2012;

- il bilancio preventivo 2018 , onde poter studiare i termini di sviluppo delle annunciate operazioni SICAV e di investimento per 175 milioni di euro nelle PMI Europee;

- la pubblicazione del regolamento investimenti in G.U., onde poter consentire l' effettivo esercizio dell' azione di vigilanza;

- il bilancio tecnico (strumento indispensabile per misurare la sostenibilità finanziaria delle promesse pensionistiche);

- ed infine, la famosa delibera del 16.12.2016 in cui i Delegati approvarono l'aumento delle loro indennità di carica e di presenza.

A tale ultimo proposito Placidi, che è stato in prima linea sin dall'inizio per chiedere la riduzione delle indennità di CdA e CDD, scrive:

"Alcuni Delegati replicarono , asserendo che si trattava solo di un mero adeguamento ISTAT , ma oggi, dal bilancio di esercizio 2017, pubblicato nel 2018 (pag. 238 ss), possiamo constatare che , in realtà, l'entità degli aumenti è stata di gran lunga superiore e determinata nelle misura che segue:

1. le indennità sono aumentate del 24,5% [da 700mila a 900mila ca., ndr], mentre rimborsi e gettoni del 30,3% [da 2 mln a 2,7 mln ca., ndr];

2. l' incremento del 24,5% determinato dall'aumento delle indennità è così scomponibile :

- Amministratori + 26% circa

- Sindaci + 19% circa;

3. per quanto riguarda i rimborsi spesa e i gettoni di presenza l'incremento del 30,3% è così suddiviso :

- rimborsi spese e gettoni presenza sindaci + 58% circa

- rimborsi spese e gettoni presenza amministratori e delegati + 27% circa".

Quella delibera, dunque , ci è costata 800 mila euro solo nel 2017 !! Chi ha pagato questa cifra ? Qual e' stata la copertura indicata nella delibera approvata dal Ministero ? Come ha potuto il Ministero approvare una delibera che avrebbe comportato un incremento cosi elevato e direi unico nel suo genere? Generalmente , chi riceve un incarico lo riceve per i compensi stabiliti in quel momento e non può aumentarseli in costanza di mandato, non sarebbe eticamente né deontologicamente corretto farlo, né opportuno in un momento di crisi dell' Avvocatura , in cui 145 mila Avvocati registrano redditi sotto i 20 mila euro all'anno !

In base al codice della Trasparenza, al Mod. 231/01, al Codice Etico e di Condotta ed, infine, al Codice Deontologico (ricordiamoci che i Delegati sono Avvocati), gli iscritti avrebbero il diritto di sapere se quelle 800 mila euro, utilizzate per pagare gli aumenti agli organi di CF, siano state sottratte all'assistenza o alla previdenza o magari incassati con le esecuzioni delle cartelle esattoriali.. Gli iscritti avrebbero il diritto di poter votare consapevolmente. Gli iscritti avrebbero il diritto di ricevere una risposta da parte dei delegati uscenti, o dal Presidente e Vice Presidente , ai quali questa domanda fu rivolta personalmente da me il 23 febbraio 2017, in delegazione con altri Colleghi, tra i quali proprio Giuseppe Fera .

Giuseppe scrive : " La retorica di "Casa Forense" si è manifestata come schermo dietro il quale si cela una delle caste più refrattarie ai principi di trasparenza e di dialogo proficuo con gli iscritti. In questi anni, dipanatisi fra varie "vertenze" fra gli iscritti e l'istituto di Via Visconti, si è sempre riscontrata una chiara renitenza rispetto alle istanze di dialogo e confronto fra gli Avvocati italiani ed il loro istituto previdenziale, unici strumenti che potevano e potrebbero condurre a soluzioni che coniughino proficuamente macro - sostenibilità (di sistema) e micro – sostenibilità (sopportabilità del carico contributivo per una congrua generalità d'iscritti).

La "tensione", alimentata da un gravissimo atteggiamento di chiusura di Cassa, ha raggiunto livelli senza precedenti nel momento in cui si sono messi sotto la lente d'ingrandimento i paradossi del "welfare c-attivo" [termine coniato dal Collega di Ancona Daniele Melacotte, ndr]. Emblematica è la vicenda dell'operazione ribattezzata, all'esito della battaglia condotta da NAD, "Nu' milione", bando ​​emesso nel 2017 che ha riversato nelle tasche di associazioni – stampella dell'attuale sistema e CCOOAA la cifra di un milione di euro. Da operetta le risposte dell'istituto di Via Visconti alla Collega di Bergamo Claudia Testa, all'esito dell'istanza di accesso proposta e finalizzata a conoscere cifre e destinatari delle stesse, oscillanti fra forzati richiami alla normativa privacy per poi passare a pretese di somme mostre per l'esercizio del diritto stesso. L'anno dopo il milione si dimezza a 500.000 euro. Ma non c'è da fermarsi sino a quando questa vocenon arrivi a zero.

Ircocervi da favola restano documenti come l'ALM, una chiara determinazione del tasso di sostituzione, la determinazione di un benchmark di rendimento , l'elaborazione e la pubblicazione in GU di un regolamento investimenti, una reportistica trimestrale, tutti elementi di estrema gravità, in termini di gravi sintomi di opacità e carenza di trasparenza, se relazionati alla gestione di un istituto il cui patrimonio ammonta a circa 13 miliardi di euro. Cassa Forense si vive e percepisce come una monarchia assoluta, sotto la quale gli Avvocati sono in sostanza trattati solo quali sudditi da spremere come limoni. Dobbiamo riconquistare la piena dignità di "cittadini" del nostro sistema contributivo, all'esito di una radicale ridefinizione che coniughi al meglio le due sostenibilità (micro e macro), semplicemente perché l'una non può esistere senza l'altra.

Capolavoro di totale insensibilità verso una classe dolente e sofferente è stata la delibera di aumento delle indennità del CdA e del CDD. Ancora una volta il monarca ha deciso. Ancora una volta a pagare sono gli Avvocati. Non pensi sia giunto il momento di mandare a casa chi non ha avuto alcun rispetto verso le tue legittime istanze? Dal 24 al 28 settembre mandiamo a casa chi vuole mandare a casa il nostro futuro. Votiamo per il cambiamento."

Ricordando che i Delegati e gli Avvocati possono sempre scrivermi per replicare, argomentare, raccontare le loro storie, concludo con un appassionato appello di una Collega del Foro di Napoli, Angela La Marca :

IO CAMBIO

"Mettetela un po' come vi pare, la crisi, l'esubero e tutto il resto, ma se oggi gli Avvocati Italiani, sono vessati da una cassa di previdenza forense che prende tanto e da' poco, imponendo oneri elevatissimi in cambio di pensioni da fame;

se attua, con la complicità degli altri vertici forensi, uno smaltimento degli albi basato esclusivamente sul reddito;

Se giovani colleghi, pur validi e preparati, non possono iscriversi all'albo, impossibilitati a pagare una previdenza tanto esosa;

Se validi ed appassionati colleghi, sono stati costretti a cancellarsi dall'albo perché vessati;

Se una mamma avvocato non può godere del legittimo periodo di maternità, perché il contributo che cassa forense versa non è sufficiente neppure a pagarsi le sostituzioni in udienza per un mese;

Se in un momento di crisi estrema dell'Avvocatura, i nostri delegati a cassa (non tutti per fortuna) hanno votato a favore dell'aumento dei propri emolumenti;

Se, non è dato conoscere le delibere e chi ha votato come,

è solo perché coloro che erano da noi delegati a curare i nostri interessi, hanno fatto altro, lo hanno fatto male o non hanno fatto abbastanza.

Le istituzioni sono fatte di persone e solo cambiando queste, valutando i programmi proposti ed il lavoro di studio e dedizione proposto in questi anni, potremmo ottenere istituzioni migliori.

Cambiare si può, sostenendo colleghi competenti che negli ultimi anni hanno messo a punto programmi e progetti di rinnovamento.

Diversamente, potrete scegliere chi c'era già ed ha contribuito con il silenzio e con l'inerzia a costruire un sistema previdenziale che non assiste, non tutela, ma ci opprime al punto da costringerci ad abbandonare.

Io voto il cambiamento!

Dal 24 al 28 settembre facciamolo tutti!"

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