La guerra in Ucraina e la difficile ricerca della pace è il tema dominante in queste settimane, nonostante, purtroppo, l'emergenza sanitaria non possa dirsi affatto conclusa, nonostante il Governo, prendendo in contropiede anche studiosi ed osservatori, che registravano una recrudescenza dei contagi in Italia e l'insorgenza di possibili nuove varianti in Cina, abbia ritenuto di dichiararne, ope legis, la fine dall'1 aprile.
Se si sia trattato di una leggerezza, lo sapremo più avanti. Di certo, però, nel Decreto "Covid" ci sono norme che, obbiettivamente, sono di difficile intelligibilità, e che stan facendo parecchio discutere, e una di queste riguarda la Scuola.
Riassumiamo. Fino al 15 giugno rimane assoluto l'obbligo vaccinale per il personale scolastico, ma dal 1 aprile, data di fine dello stato emergenziale, qualora ci sia inosservanza dell'obbligo vaccinale, il personale docente ed educativo sarà utilizzato, dice il decreto, in attività di supporto all'istituzione scolastica. In pratica, i docenti non potranno recarsi in classe ad insegnare, ma potranno lavorare e, lavorando, percepire lo stipendio, al pari di tutti i propri colleghi che, seguendo le indicazioni ministeriali, hanno osservato l'obbligo vaccinale.
Il Decreto, per non lasciar nulla al caso, dice anche come fare. Basterà produrre, entro 5 giorni, la documentazione comprovante "l'effettuazione della vaccinazione oppure l'attestazione relativa all'omissione o al differimento della stessa, ovvero la presentazione della richiesta di vaccinazione da eseguirsi in un termine non superiore a venti giorni dalla ricezione dell'invito, o comunque l'insussistenza dei presupposti per l'obbligo vaccinale". In tal caso, il personale docente ed educativo che non ha osservato la regola, sarà utilizzato in attività di supporto, nel senso prima detto. Senza recarsi in classe. all'istituzione scolastica. Non andrà, dunque, in classe.
Qualcuno ha commentato che si tratterebbe della solita soluzione all'italiana. Che risulterà gradita a quel personale che, altrimenti, fino al 15 giugno sarebbe probabilmente rimasto in regime di sospensione dallo stipendio, ma che suona come una beffa nei confronti di tutti coloro che, essendo chiamati a scegliere tra sottrarsi all'obbligo vaccinale e rinunciare al proprio stipendio, oppure adeguarsi, hanno scelto per convinzione o sono stati costretti a scegliere per bisogno, la seconda alternativa, ed ora tocca loro assistere al colpo di spugna: todos caballeros!
Sembra una situazione analoga a quella delle norme sull'edificabilità. Qualcuno richiede la concessione edilizia per costruirsi la casa, qualcun altro se ne frega. Sapendo che, prima o poi, ci sarà una bella sanatoria, gentilmente concessa dallo stesso Stato che ha imposto le regole. Idem a dirsi in materia tributaria e fiscale, con condoni seriali, addirittura "tombali". Siamo in Italia, sempre stato così.
Chi si è incazzato di brutto, e mi pare anche giustamente, è stato Antonello Giannelli, presidente dell'Associazione nazionale Presidi. "Un cavillo per farli rientrare e pagar loro lo stipendio, sostanzialmente per non fargli fare nulla" ha dichiarato ad Adnkronos.
Per poi precisare: "Non posso condividere l'idea che si sia trovata una scappatoia, un cavillo per far rientrare i no vax, sostanzialmente per non fargli fare nulla perché queste mansioni, non a contatto con gli studenti di fatto non esistono, quindi è una finzione. Ritengo si sia trovato un escamotage per riprendere a pagar loro lo stipendio senza fargli fare nulla sostanzialmente".
"Ma c'è di peggio" - ha continuato - "perché questo stipendio verrà pagato sottraendo risorse al rinnovo dei contratti dei docenti tutti che nella stragrande maggioranza si sono vaccinati con grande senso di responsabilità. Un ennesimo esempio di come chi non rispetta le regole in questo Paese, venga trattato con molta più attenzione di coloro che invece le rispettano. Mi sembra una beffa nei confronti dei tantissimi docenti che invece hanno rispettato l'obbligo". Ditemi come si possa dargli torto.