Di Rosario Antonio Rizzo su Sabato, 04 Giugno 2022
Categoria: Maestri e Testimoni: nomi e storie da ricordare

Da Giacomo Matteotti a Salvatore Noto: due vittime del nascente fascismo

 Gli anniversari, le ricorrenze, il ricordo, le tracce del nostro passato, lo scandaglio degli anfratti della nostra memoria collettiva, oggi, purtroppo non sono "moneta corrente", direbbe il buon Indro Montanelli.

Ricordate? Nel 2011, per il 150° dell'Unità d'Italia, tra mille "se e ma", alla fine ci furono molte manifestazioni dignitose. Certo, c'era il governo di Silvio Berlusconi che, a sua volta, aveva "sdoganato" gli eredi del fascismo e aveva tutto l'interesse a non "festeggiare", ma la fermezza di Giorgio Napolitano, alla fine, riuscì a trovare un accettabile compromesso.

Questo non vuol dire che sono mancati labili segnali, privati soprattutto, per riflettere, discutere, riprendere il filo di un passato, che fatica sempre più a passare; che ci costringe a cogliere qualche segnale per ritrovarci a riflettere, a ricordare personaggi che dell'uso equilibrato, anche se infiammante, della parola e della coerenza hanno fatto scelta e di vita.

E Giacomo Matteotti è uno dei tanti, o dei pochi se volete, che appartiene a questa generazione.

 E Salvatore Noto? Anche lui, pur non essendo conosciuto dalla ribalta nazionale, segui la stessa sorte di Matteotti. Entrambi trucidati da mani fasciste.

Il primo a Roma, l'altro a Niscemi, una cittadina tranquilla dell'assolato Meridione d'Italia.

Due personaggi accomunati da una morte violenta.

E a proposito di morti per mano della violenza, a questo mausoleo possiamo trovare un posticino anche al nostro Salvatore Noto, socialista, come Giacomo Matteotti, e ucciso da un manipolo di fascisti sulla pubblica piazza di Niscemi, il primo novembre 1922. Tre giorni dopo la Marcia su Roma delle milizie di Benito Mussolini.

Ma chi era Giacomo Matteotti?

Giacomo Matteotti (Fratta Polesine, 22 maggio 1885 – Roma, 10 giugno 1924) laureato in giurisprudenza è stato politico, giornalista e antifascista italiano, segretario del Partito Socialista Unitario, formazione nata da una scissione del Partito Socialista Italiano.

Fu rapito a Roma, il 10 giugno 1924 sul Lungotevere Arnaldo da Brescia e assassinato da una squadraccia di fascisti capeggiata da Amerigo Dumini. Forse per volontà di Benito Mussolini, a causa delle denunce dei brogli elettorali, attuati dalla nascente dittatura, nelle elezioni del 6 aprile 1924. Discorso tenuto alla Camera dei Deputati il 30 maggio 1924. Discorso che passerà alla storia come il suo "canto del cigno", invitando gli amici con una frase, molto significativa, che passerà alla storia: "Ora cominciate a preparare il mio Encomio funebre".

 Matteotti aveva preannunciato un altro discorso per l'11 giugno sempre alla Camera dei deputati.

Sia Mussolini sia il suo "entourage" temevano che Matteotti parlasse delle sue indagini sulla corruzione del governo, in particolar modo, della vicenda sulle tangenti per la concessione petrolifera alla società statunitense Sinclair Oil, il cui presidente era Henry Ford. Questi signori temevano, sicuramente il discorso del deputato socialista, ma di più le prove e le argomentazioni di questa indagine. E non è un caso che, quarant'anni dopo, in occasione della tragica scomparsa di Enrico Mattei, un altro "Irregolare", qualcuno ha fatto chiaro riferimento alla vicenda di Giacomo Matteotti.

Mussolini temeva che l'11 giugno Matteotti avrebbe rivelato le sue scoperte riguardanti lo scandalo finanziario e petrolifero coinvolgente anche Arnaldo Mussolini, fratello del duce, oltre al re Vittorio Emanuele III e ad altri politici di primo piano.

Il corpo di Matteotti, martoriato e ucciso lo stesso giorno del rapimento, fu ritrovato, circa due mesi dopo, il 18 agosto, in stato di avanzata decomposizione. Un giovane uomo strappato alla famiglia: la moglie Velia e i figli Gian Carlo, Gian Matteo e Isabella.

Perché un "irregolare"?

Lo storico Luigi Salvatorelli, ci ricorderà anni dopo, che il giovane segretario politico Giacomo Matteotti, aveva assunto la direzione del Partito Socialista "… con un'energia straordinaria, con un coraggio, non solo morale ma fisico che ne aveva fatto una specie di eroe già prima della tragedia".

Giacomo Matteotti, nonostante fosse diventato segretario del Partito Socialista con l'appoggio delle componenti socialdemocratiche, diremmo oggi, e di Filippo Turati, personalità di grande rilievo, non faceva sconti a nessuno. Era di un integralismo puro, un politico che, forte di una formazione, culturale ed ideologica di grande spessore e l'appartenenza ad un Partito politico che aveva scritto gran parte della storia italiana nella seconda metà dell'Ottocento, non permetteva a nessuno trasgressioni ideologiche, mancanza di rigore e atti contrari a qualsiasi regola del Partito. Un uomo "tutto d'un pezzo", senza tentennamenti e senza compromessi.

E per questo fu ucciso. E per questo merita tutto il nostro rispetto, così come tutte le persone disposte al sacrificio estremo e al rigore totale.

Salvatore Noto

Era originario di Chiaramente Gulfi, dove era nato il 19 ottobre 1889. Esercitava il mestiere di bastaio, che gli era valso il soprannome di "Turi u suddunaru". Chi l'ha conosciuto lo ricorda come bravissimo artigiano. I suoi basti, da carri agricoli, soprattutto, gli permettevano sia numerose committenze dai paesi vicini sia guadagni interessanti, tanto che il tenore di vita di questa famiglia era ritenuto medio/alto.

Il 6 marzo 1919 a Caltagirone sposa la calatina Giacoma Pampallona: donna bellissima, così l'hanno ricordata in molti testimoni di quei tempi. Aveva un figlioletto ancora lattante, al momento della scomparsa del marito. Un marito affettuoso, sempre elegante nel portamento e nel vestire, con l'inseparabile pochette, nella tasca della giacca, e il garofano rosso all'occhiello. Così come lo immortala una delle pochissime fotografie in giro.

Quel primo novembre 1922, erano trascorsi solo tre giorni dalla "Marcia su Roma", i fascisti niscemesi avevano esposto in piazza un cartellone, mettendo in ridicolo la precedente amministrazione socialista del sindaco Giuseppe Secondo Crescimone e quella attuale, sempre a guida socialista, del sindaco Domenico Buscemi.

L'offesa era forte, ma dallo stesso Crescimone era venuto l'ordine categorico di non accettare questa o altre provocazioni riuscendo a convincere i numerosi contadini radunatisi in Piazza a rientrare nelle loro case.

Mentre Giacomo Matteotti veniva massacrato in aperta campagna, Salvatore Noto nella pubblica Piazza.

Due esempi che dovrebbero farci capire da che parte stare. Ieri come oggi.

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