Di Paola Mastrantonio su Sabato, 04 Febbraio 2023
Categoria: Interventi e Opinioni

Cospito non è Marthin Luter King.

In una nota del primo febbraio scorso, la giunta dell'Unione delle camere penali ha espresso il proprio sostegno per " la dura azione non violenta con la quale un detenuto in regime di 41 bis, il signor Alfredo Cospito, ha inteso denunziare con forza, a rischio della propria vita, l'incivile barbarie di quel regime detentivo" .

La nota si conclude con l'auspicio che il sig. Cospito voglia rivolgere, anche ai manifestanti in suo favore, l'esortazione a scegliere la strada civile della non violenza, condannando esplicitamente ogni forma di violenza contro cose o persone.

Alfredo Cospito (considerato dagli inquirenti uno dei leader della FAI -federazione anarchica informale) è in carcere da 10 anni per aver gambizzato l'amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi ed è al 41bis dal maggio dello scorso anno. 

Secondo i magistrati, gli scritti di Cospito sarebbero trapelati all'esterno mentre lui era in carcere, fornendo indicazioni ai nuclei d'azione ed offrendo loro una piattaforma strategica. Per questo nei suoi confronti è stata applicata la misura del carcere duro.

Cospito è balzato agli onori della cronaca perché da tre mesi è in sciopero della fame per protestare contro l'applicazione nei suoi confronti del regime carcerario previsto dall'art. 41bis della legge sull'ordinamento penitenziario.

Secondo quanto affermato dai suoi difensori, "Alfredo Cospito non ha una vocazione suicida, non vuole morire ed è pronto ad interrompere lo sciopero della fame se dovessero sospendergli il 41bis. Lui è in sciopero della fame per protestare contro la misura che gli è stata applicata come anarchico. La sua non è solo una battaglia personale, non si limita a denunciare la illegittimità della sua misura, ma denuncia contestualmente il regime del 41bis come violazione dei diritti umani" 

 Ora, il 41bis, come giustamente osservato dall'Unione delle camere penali, è una misura odiosa, perché chi vi è sottoposto vive completamente isolato dal mondo esterno, subisce limitazioni anche nei contatti con gli altri detenuti, può effettuare colloqui solo con familiari e conviventi e non più di una volta al mese, è sottoposto al visto di censura della corrispondenza, può stare all'aria aperta al massimo per due ore al giorno e con non più di quattro detenuti ed è sottoposto a tutta una serie di misure di sicurezza volte a prevenire contatti con l'organizzazione criminale di appartenenza.

Sì, è una misura odiosa, che nasconde insidie e si presta a celare soprusi e prevaricazioni dell'uomo sull'uomo, ma l'insopportabilità del regime carcerario dell'art. 41bis non è sufficiente ad attribuire alla protesta inscenata da Cospito il valore di una battaglia in difesa dei diritti civili, quasi fosse un novello Martin Luther King.

Nella rivista clandestina Vetriolo, dove sono stati pubblicati alcuni suoi articoli, tra le altre cose Cospio ha, infatti, scritto « non rinunciare allo scontro violento con il sistema, alla lotta armata, costi quello che costi» e, ancora, «occorre mettere in discussione l'assurda convinzione dell'inviolabilità assoluta della vita umana».

Chi inneggia alla violenza e mette in discussione l'importanza della vita umana è, per antonomasia, un avversario dei diritti umani e definirlo "un'anima bella" è paradossale (oltre che ridicolo): cari colleghi, assodato che in una società civile anche chi fa simili affermazioni ha il diritto di protestare contro trattamenti inumani e degradanti, chi definisce l'inviolabilità della vita umana un'assurda convinzione, non può essere dipinto come un paladino dei diritti umani, nemmeno se inizia lo sciopero della fame.

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