Di Paola Mastrantonio su Mercoledì, 28 Settembre 2022
Categoria: Legge e Diritto

Congresso nazionale forense. La mozione ADGI sul gender-gap.

Il divario reddituale tra uomini e donne è un dato di fatto e non è un fenomeno circoscritto al solo lavoro subordinato, ma è estensibile anche al lavoro autonomo ed alle libere professioni. Secondo l'ultimo rapporto del world economic forum, l'indice globale del divario di genere è cresciuto nell'ultimo anno di un punto percentuale passando dal 67% al 68%, in ambito forense la situazione è sostanzialmente identica, perché il gender gap è del 65%.

Secondo recenti studi condotti dall'Associazione degli Enti previdenziali privati e da Confprofessioni, l'ambito lavorativo in cui il gender gap si presenta più radicato e diffuso è proprio quello dell'autonomia e delle libere professioni.

Concausa preponderante di tale diffusività, l'inerzia del legislatore sul tema delle discriminazioni proprio nell'area delle libere professioni. 

Mentre, infatti, nel settore del lavoro subordinato si è discusso spesso dei possibili rimedi per contrastare il fenomeno del divario retributivo tra uomo e donna – si pensi all'introduzione di un sistema retributivo trasparente, alle quote di genere, al recentissimo congedo di paternità – mancano iniziative di pari importanza nel settore delle libere professioni.

L'associazione donne giuriste italiane, tramite la sua presidente, Irma Conti, presenterà all'ormai imminente congresso nazionale forense – massima assise dell'avvocatura – la mozione concernente proprio la differenza reddituale tra uomo e donna. 

L'istanza, presentata come mozione, ma ammessa dal congresso come raccomandazione, dunque come un invito ad effettuare i dovuti correttivi diretti a ridurre il gender gap, è stata elaborata all'esito del congresso nazionale ADGI "Oltre le quote", svoltosi a Napoli nei giorni 17 e 18 giugno 2022. 

Nell'ambito della professione forense, ha affermato la presidente ADGI Conti, la differenza reddituale tra avvocato donna ed avvocato uomo - che come già evidenziato in precedenza è del 65% -, non ha alcuna radice nella competenza, ma è frutto di uno stereotipo sessista ed espressione della fragilità dell'intera avvocatura.

L'eliminazione del gap di genere è, dunque, secondo la Presidente ADGI, una strategia per ridare forza e coesione all'intera avvocatura e non solo un'esigenza di civiltà.

Tra le proposte contenute nella mozione presentata al Congresso Nazionale Forense, la delegata Irma Conti, ha evidenziato quella volta ad assicurare che, nelle procedure di affidamento degli incarichi, la valutazione sul soggetto da scegliere coinvolga necessariamente un professionista ed una professionista, cui spetterà competere per l'affidamento stesso.

Il superamento del divario reddituale uomo donna, come di ogni altra discriminazione di genere, implica sicuramente l'adozione di una serie di misure concrete, che aumentino la partecipazione delle donne al mercato del lavoro assicurando la parità di accesso. 

In tale prospettiva, le proposte contenute nella mozione presentata dall'ADGI appare sicuramente idonea a ridurre il divario oggi esistente tra professionisti e professioniste.

Tuttavia, tutte le soluzioni possibili, anche quelle più brillanti, non potranno mai sortire il successo sperato se non si investe in formazione e cambiamento culturale: quanto più si diffonderà la convinzione che le differenze di genere sono un valore aggiunto e non un ostacolo, tanto più sarà semplice individuare ed eliminare le criticità che, di fatto, boicottano ogni iniziativa diretta a realizzare la parità uomo donna "anche" nell'area delle libere professioni. 

Messaggi correlati