Di Agostino La Rana su Sabato, 30 Maggio 2020
Categoria: Diritto e cinema

Cinema Forense - Prova ad incastrarmi

 Questo film è basato su una storia vera, un processo penale realmente celebrato nello stato americano del New Jersey nel 1987-1988, il più lungo nella storia giudiziaria statunitense.

Gli imputati (20) sono accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso, in pratica di essere un clan (la famiglia Lucchese) affiliato a Cosa Nostra, collegato ai ben più noti clan mafiosi di New York e impegnato in una serie di attività illegali che vanno dallo spaccio di droga alle estorsioni, passando per gli omicidi.

Protagonista del film non è un avvocato (anche se nel film ne vedremo molti, perché molti sono gli imputati) ma un imputato, interpretato da un istrionico Vin Diesel.

 Il film offre innumerevoli spunti di riflessione: ne citiamo alcuni.

Negli Stati Uniti per contestare un'associazione a delinquere bastano due associati e non tre come da noi. La maggior parte degli imputati partecipano al processo liberi, in quanto hanno versato una cauzione, prevista negli Stati Uniti ma non in Italia. Solo un imputato è detenuto (per altro reato, commesso nello Stato di New York, "altra giurisdizione" come dirà il giudice con riferimento alla richiesta di un permesso) e questo imputato non solo non può permettersi di pagare una cauzione ma nemmeno di pagare un avvocato: eserciterà il diritto di autodifesa42, consentito dalla Costituzione americana, ed è questo l'aspetto centrale del film, che poi ritroveremo ne Il caso Thomas Crawford.

Nelle aule penali italiane si possono leggere due principi costituzionali: la legge è uguale per tutti e la giustizia è amministrata in nome del popolo. Nelle aule penali americane (ma non in tutte, per la verità) si può leggere un motto latino attribuito a Calpurnio: Fiat iustitia et ruat caelum, tradotto alla lettera significa Sia fatta giustizia anche se i cieli cadono ovvero Sia fatta giustizia, costi quello che costi.

 Uno dei testimoni dell'accusa (un agente dell'FBI che ha condotto le indagini) legge i suoi appunti (non un "atto a sua firm) senza l'autorizzazione del giudice, mentre nel processo penale italiano bisogna essere autorizzati.

Negli Stati Uniti i giudici utilizzano la camera di consiglio anche come luogo per discutere con gli avvocati durante il processo, al fine di organizzare il dibattimento.

Ultimo spunto di riflessione: in una scena il pubblico ministero viene chiamato avvocato.

A prescindere dagli errori di traduzione, che sono una costante (quasi una piaga) quando vediamo film forensi americani, dobbiamo chiederci se la parola prosecutor debba essere tradotta solo come pubblico ministero o se, in una prospettiva de iure condendo, la traduzione come avvocato (naturalmente dello Stato) non costituisca lo spunto per discutere del principio di parità delle parti nel processo.

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