Di Agostino La Rana su Martedì, 25 Febbraio 2020
Categoria: Diritto e cinema

Cinema Forense - Avvocato di me stesso

 Come abbiamo visto, alcuni film trattano il tema di una coppia formata da avvocati e altri film il tema del deterioramento del rapporto tra avvocato e cliente.

È giunto il momento di citare un tema ibrido tra i due appena citati: il caso in cui il rapporto tra avvocato e cliente non solo non viene meno ma si evolve in una relazione sentimentale o una simpatia non corrisposta. (Ecco quindi Il caso Paradine, Il vero e il falso, Avvocato di me stesso, Phil Spector, La ragazza del peccato).

Alcuni dei film che trattano (anche) questo tema li abbiamo già citati, come Doppio taglio e Un pesce di nome Wanda, ambientato a Londra, città nella quale è ambientato anche Il caso Paradine, primo film nel quale Gregory Peck interpretò un avvocato, sotto la direzione del regista Alfred Hitchcock, il quale, a sua volta, aveva già diretto Murder! (GB, 1930), film che, pur riguardando un processo per omicidio (titolo del film), non possiamo considerare a tutti gli effetti un film forense.

Ne Il caso Paradine l'avvocato difende un'imputata italiana55, interpretata da Alida Valli, dall'accusa di uxoricidio. Il film, di produzione americana, è ambientato

a Londra, in ambienti particolarmente raffinati. L'eleganza dei personaggi è assoluta, direi quasi imbarazzante, tanto che sorge spontanea una domanda: come si vestirebbero se fossero invitati a Buckingham Palace?

L'ambientazione londinese, che rivedremo anni dopo prima in Testimone d'accusa (USA, 1957) e poi in Un pesce di nome Wanda, spicca anche fuori e dentro il tribunale; fuori (precisamente sulla facciata del tribunale) leggeremo la scritta Difendere i figli dei poveri e punire i colpevoli, dentro ammireremo la solennità.

Prima dell'inizio del processo, l'avvocato preannuncia alla sua cliente che cercherà di far emergere il suo carattere e il suo passato, che considera elementi favorevoli; durante il dibattimento (più volte tradotto erroneamente con dibattito), l'avvocato chiederà la trasmissione alla Procura degli atti relativi al testimone chiave, contestandogli non solo di aver reso una falsa testimonianza ma anche di essere il vero autore dell'omicidio, sentendosi rispondere dal giudice (a una richiesta che di solito in Italia è formulata dal pubblico ministero): "Avvocato, mi sembrate un po' ansioso di trasformarvi in giudice".

Altro spunto di riflessione è il confine tra la passione con la quale dobbiamo affrontare ciascun incarico che riceviamo e la passione (da evitare) nei confronti della cliente che ci ha conferito quell'incarico: qui entrano in gioco la professionalità e la deontologia.

Da notare, infine, che mentre da noi il dibattimento viene rinviato in prosieguo, altrove si aggiorna.

 Ne Il vero e il falso l'avvocato, interpretato da Terence Hill, intraprende una relazione con la sua assistita, interpretata da Paola Pitagora (attrice all'epoca molto nota, almeno in Italia); nel film rivediamo Pietro Tordi, già distintosi nel ruolo dell'avvocato in Divorzio all'italiana, ma – soprattutto – segnaliamo il personaggio del pubblico ministero, interpretato da Martin Balsam, anch'egli all'epoca attore molto noto.

Questo film si apprezza per una serie di spunti di riflessione, per esempio l'importanza per un avvocato più o meno affermato di dotarsi di un ottimo assistente. Nel film, infatti, la protagonista è imputata in due processi: nel primo l'avvocato Marco Manin (Hill) ha la funzione di assistere l'avvocato difensore, mentre solo nel secondo egli è l'unico difensore dell'imputata e proprio in questa veste, potendo confrontarsi direttamente con il pubblico ministero, si rende protagonista d'interessanti spunti. Altri elementi di riflessione sono il principio del ne bis in idem (che qui viene applicato come ne Il caso Thomas Crawford) e quella sorta di corto circuito che può verificarsi tra la giustizia come valore universale e la giustizia come viene applicata nei tribunali.

In Avvocato di me stesso ritroviamo l'ulteriore tema del trasferimento di un avvocato (interpretato da Glenn Ford) dalla provincia alla metropoli.

Abbiamo già citato Prima ti sposo, poi ti rovino, nel quale il rapporto sentimentale non nasce tra l'avvocato e la sua assistita ma tra l'avvocato e la controparte.

 In Phil Spector rivediamo l'avvocato del diavolo Al Pacino, alle prese con un film biografico.

I protagonisti de La ragazza del peccato sono due miti del cinema francese, Jean Gabin e Brigitte Bardot, rispettivamente avvocato e sua cliente che intrecciano una relazione sentimentale, con una notevole differenza d'età. Film drammatico e forse surreale, visto che è improbabile che un avvocato di mezza età intrecci una relazione con una cliente tipo Brigitte Bardot.

Il caso dell'avvocato Durant (USA, 1933), non rientra nella tipologia che abbiamo illustrato in questo capitolo, in quanto il rapporto sentimentale sboccia tra l'avvocato e una giovane che non è sua cliente.

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