Di Alberto Pezzini su Domenica, 16 Dicembre 2018
Categoria: Legge e Diritto

"Ci scandalizziamo per i cinesi? E quei colleghi che praticano prezzi da mercato rionale?"

 L'avvocato Elvira Del Giudice ha denunciato che in un negozio di Via Gianturco, a Napoli, uno dei più grandi del mediterraneo, i cinesi vendono anche servizi legali. 

Più che servizi, sul volantino messo in circolazione,si vede la foto di un negozio cinese che vende "avvocati".
Come mele, pere, albicocche, vestiti a poco prezzo. Si pensa che qualcuno abbia sfruttato questo mercato parallelo e ctonio (come gli Inferi) per svendere la propria professionalità a qualche soldo in più.
Si dice che negozi di questo tipo facciano commercio di polizze per auto e assicurazioni. Quindi, tutto tornerebbe.
Tutto torna.
Una grande fava.
Siamo arrivati al Kaputt finale, amici.
Non ci risolleviamo più.
Se anche i cinesi si sentono libri di svenderci al mercato, siamo finiti.
Terminati come la frutta di stagione.
Siamo divenuti esseri fungibili, sostituibili come le monete da venti centesimi. Una è eguale all'altra.
Non conta la preparazione.
Ora.
Che si può fare contro un simile degrado?

 La prima cosa è quella di cambiare mestiere. Sarebbe in effetti la scelta più ragionevole.
La nostra professione è diventata insostenibile. Accanto a clienti non paganti, scontiamo una tassazione vessatoria, ai limiti della Foresta di Sherwood.
La Cassa applica tassi ai limiti dell'assurdo e noi continuiamo a pagare.
Non si va in vacanza per pagarsi le tasse professionali.
Roba da pazzi.
La seconda scelta è quella invece di studiare ancora di più. Cioè.
Mi spiego meglio.
Ci sono avvocati che per sbarcare il lunario si sviliscono, si vendono per un piatto di lenticchie ?
Bene.
Ne prendiamo atto.
Ci mettiamo – per reazione – a sgobbare ancora di più, a fare della nostra professione un'arma più affilata in senso competitivo.
Tu venditi ai cinesi, io studio.
Il fine è quello – pratico e teleologicamente utilitaristico – di alzare i prezzi quando un cliente busserò alla mia porta.
Mi si dirà:ma se alzi i prezzi, spingi i clienti ad andare dagli avvocati dei cinesi.
Vi rispondo.
Se tutti noi cominciassimo ad applicare un tariffario finalmente corretto, quello previsto dai parametri per intenderci, e non quello praticato nei retrobottega dei cinesi, non pensate che l'avvocato cinese morirebbe come categoria una volta per tutte ?
Ci toglieremmo dalle palle il pellegrinaggio praticato da chi chiama cinque avvocati in giornata per la medesima cosa al fine di andare non da chi pratichi meglio la professione, ma semplicemente gli faccia un divorzio a meno.
Non sarebbe bello ?

 E allora, prima di scandalizzarci dei cinesi (che rappresentano il portato naturale e necessitato di un sistema dove una separazione la fanno pagare 300 euro) cominciamo ad impedire tassativamente che i giovani od altri applichino tariffe da fame ai clienti.
E' questa la vera deriva.
I cinesi sono un punto di arrivo.
Non si può più accettare che i clienti vengano comprati, accaparrati per qualche soldo in meno. Fare pagare i clienti poco non significa averne di più, rispetto ad altri colleghi.
Significa drogare la clientela prima di tutto, nel senso che la si abitua ad un costo talmente infimo da fargli sembrare l'assistenza legale qualcosa di scontato, professionalmente molto facile, ed immediato e altrettanto facilmente sostituibile.
Quelli che ti pagano poco – perchè gli hai chiesto meno, e lo sai – ti trattano per quanto hanno pagato.
Non dimentichiamolo mai.
E' vecchio l'adagio e il ragionamento per cui, quando si paga molto, aumenta in proprorzione anche la percentuale di rispetto.
E' vecchia la regola ma non scuoce mai, credetemi.
Poi, la cosa peggiore è che ci perdiamo tutti a praticare prezzi da mercato rionale.
Tutti.
Non per colpa dei clienti, ma di noi avvocati.
Ma lo volete capire o no che fate schifo ? (Da Centomila gavette di ghiaccio – Giulio Bedeschi).