Di Giovanni Di Martino su Sabato, 19 Dicembre 2020
Categoria: Legge e Diritto

Il Comitato degli Avvocati chiede l'annullamento dei contributi minimi a Cassa Forense

 Continua senza sosta l'azione di mobilitazione del Comitato degli Avvocati nei confronti di Cassa Forense e delle altre istituzioni. Nel giro di pochi mesi è riuscito ad avere oltre 8 mila adesioni.

L'ultima iniziativa lanciata dal Comitato degli Avvocati ha per oggetto l'invio di una pec alle massime istituzioni dell'avvocatura e del governo per sensibilizzarli sulla proposta dell'annullamento dei minimi contributivi per l'anno 2020 per chi non abbia prodotto un reddito sufficiente.

" Non siamo disposti ad essere esecutati, né a doverci sospendere dall'esercizio della professione di avvocato a causa di un evidente sovraindebitamento " affermato nella lettera che hanno predisposto.

Da tempo gli agguerriti avvocati del Comitato hanno avanzato la proposta con la quale chiedono a Cassa Forense una rimodulazione delle regole che disciplinano il versamento contributivo previdenziale a carico degli avvocati iscritti. Secondo il Comitato il sistema contributivo attuale, a causa dell'acuirsi della crisi reddituale che negli ultimi anni ha colpito la categoria, non regge più. Il modello di Cassa Forense oggi vigente, va ripensato perché congegnato su dinamiche reddituali di una categoria forte e virtuosa che oggi non esiste più. L'Ente previdenziale non può non prendersi carico delle migliaia di avvocati che già da diversi anni non riescono a sopportare il peso del carico contributivo, né si sono rivelati efficaci gli sforzi che Cassa Forense ha profuso con le iniziative di natura assistenziale in favore delle fasce più deboli dell'avvocatura. Si esige un intervento strutturale da parte di Cassa Forense come quello proposto dal Comitato che chiede l'eliminazione dei contributi minimi che oggi sono previsti in egual misura per tutti, mentre potrebbero essere rimodulati su base reddituale.

 Che la categoria dei professionisti e degli avvocati non sia più un segmento fortemente strutturato del mondo produttivo ed economico del paese, pare se ne siano accorti anche nelle alte sfere del Governo e del Parlamento.

E' notizia di questi giorni infatti, seppure scaturita dalla contingenza del periodo pandemico, che il Ministro al Lavoro Catalfo e le forze della maggioranza stiano prevedendo di inserire nell'imminente manovra di bilancio delle misure strutturali in favore delle fasce più deboli dei professionisti ordinisti.

"Nella legge di Bilancio ci saranno interventi in favore dei lavoratori autonomi e dei liberi professionisti: un ammortizzatore sociale che va nella direzione indicata dalla commissione di esperti da me nominata per arrivare ad una riforma del sistema e lo stanziamento di un miliardo di euro che nel 2021 esonererà in tutto o in parte dal pagamento dei contributi previdenziali i lavoratori autonomi e i professionisti, ordinisti e non, più colpiti dalla pandemia". Questo ha dichiarato il Ministro.

A distanza di mesi dalla nascita del Comitato, delle sue iniziative, delle sue proposte, si iniziano ad individuare, seppure ancora deboli, segnali significativi da parte del governo, ci si aspetta adesso una medesima azione da parte di Cassa Forense,

Qui di seguito vi pubblichiamo il testo dell'invito che il Comitato ci propone di inviare a mezzo pec alle massime autorità dell'avvocatura e del governo.

SCATENATEVI NE STANNO DISCUTENDO IN QUESTI GIORNI

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Oggetto: annullamento dei contributi minimi 2020 di Cassa Forense

"Il sottoscritto Avvocato sostiene le istanze avanzate dal Comitato degli Avvocati - CDA - e chiede l'annullamento dei minimi 2020 di Cassa Forense, quale manovra emergenziale che giustifica l'utilizzo di diverse poste in bilancio (costi della Sede, fondo rischi, versamenti dell'integrativo per circa 500mln di euro che non alimentano il montante pensionistico) .

La mancata produzione di reddito che si è registrata in quest'anno di pandemia (120.000 Avvocati hanno richiesto il RUI) è la conseguenza delle difficoltà economiche degli assistiti appartenenti al ceto medio-basso, nonché della sostanziale sospensione dell'attività giudiziaria (a cui vanno aggiunte le sistematiche difficoltà di recupero dei crediti per difese d'ufficio e gratuito patrocinio e le violazioni del dm 55/2014) .

Non siamo, dunque, disposti ad utilizzare il bonus dello Stato, né a dover ricorrere a prestiti con istituti "convenzionati", per pagare i minimi 2020 di Cassa Forense. E non siamo disposti ad essere esecutati, né a doverci sospendere dall'esercizio della professione di Avvocato, a causa di un evidente sovraindebitamento, che non è in alcun modo imputabile agli Avvocati, in particolare a quelli più vicini alla collettività.

Insistiamo, pertanto, nell' annullamento in via definitiva dei contributi minimi 2020 per chi non abbia prodotto un reddito sufficiente, dovendo altrimenti resistere nelle esecuzioni promosse dall'ente, per il recupero di crediti di fatto "insoluti", in violazione del principio di veridicità dei bilanci (Cassazione 11972/2020).

Ad impossibilia nemo tenetur".