La scorsa settimana, una notizia dell'ANSA, informava che in Amazzonia si stava compiendo una catastrofica "deforestazione" citando cifre, veramente inquietanti: "… cifre ufficiali del governo brasiliano mostrano un aumento delle deforestazioni pari al 13,7% nel periodo da agosto 2017 a luglio 2018, registrando il peggior indice in dieci anni". A darne notizia era stato il ministro brasiliano dell'ambiente, Edson Duarte, che denunciava l'operato della criminalità organizzata in questo folle disboscamento del "polmone del mondo", soprattutto per la sua "biodiversità".
Basta pensare che il bacino dell'Amazzonia costituisce un terzo delle foreste pluviali dell'intero pianeta. Ci sono voluti 60 milioni di anni per lo sviluppo della foresta amazzonica e se si continuerà a distruggere rischieremo di recare danni irreparabili.
Il giorno successivo, il presidente Donald Trump durante la sua conferenza stampa ha annunciato che gli Stati Uniti, nonostante il parere contrario di una commissione di esperti, da lui stesso nominata, non sarebbe tornato sui suoi passi allorché abbandonò gli accordi di Parigi. E che non è disposto a scendere a patti privilegiando lo sfruttamento selvaggio di quelle materie che non frenano l'inquinamento, ma lo accelerano.
Il Rapporto della Commissione degli scienziati americani sul clima, nominata da Trump parla di: "Danni irreversibili e permanenti" e rende attenti, che nonostante le misure prese, finora, non saranno sufficienti a "…proteggere noi e le generazioni future dai peggiori effetti dei cambiamenti climatici, queste misure non saranno mai abbastanza per evitare danni sostanziali all'economia statunitense, all'ambiente e alla salute umana nei prossimi decenni".
Ma cosa sono gli "Accordi di Parigi".
Si tratta del più importante trattato degli ultimi decenni per "…contrastare il riscaldamento globale riducendo sensibilmente le emissioni di anidride carbonica uno dei principali e più pericolosi gas serra".
L'accordo era stato sottoscritto nel dicembre 2015 da 196 Paesi, Stati Uniti compresi, durante la Conferenza mondiale sul clima tenutasi a Parigi, ed entrato in vigore il 4 novembre del 2016.
L'accordo non è vincolante e contiene sostanzialmente quattro impegni per gli stati che lo hanno sottoscritto:
- 1)Mantenere l'aumento di temperatura inferiore ai 2 gradi, e compiere sforzi per mantenerlo entro 1,5 gradi.
- 2)Smettere di incrementare le emissioni di gas serra il prima possibile e raggiungere nella seconda parte del secolo il momento in cui la produzione di nuovi gas serra sarà sufficientemente bassa da essere assorbita naturalmente.
- 3)Versare 100 miliardi di dollari ogni anno ai paesi più poveri per aiutarli a sviluppare fonti di energia meno inquinanti.
- 4)Controllare i progressi compiuti ogni cinque anni, tramite nuove conferenze.
Da Donald Trump a Teodoro Roosevelt (1858 – 1919), 26° Presidente degli Stati Uniti il mondo si è capovolto. Infatti Roosevelt non esitava a denunciare cose estremamente diverse: "L'uomo si è arricchito sfruttando, con prodigalità, le risorse naturali; e ha molte ragioni per sentirsi fiero del suo progresso. Ma è ormai tempo di prendere seriamente in considerazione ciò che accadrà quando i boschi saranno scomparsi, quando le riserve di carbone, di ferro, di petrolio saranno esaurite, quando il terreno sarà stato ancora più impoverito e dilavato dall'azione dei fiumi, che lasceranno straripare le loro acque, denudando i campi e ostacolando la navigazione".(Teodoro Roosevelt, Conference on the Conservation of Natural Resources, 1908).
E il mondo si è capovolto, non solo per quanto riguarda l'Ambiente e la Natura, ma anche nei rapporti umani.
Ogni sera assistiamo allibiti davanti alle scene che ci manda la TV sulle condizioni di migliaia di persone, uomini, donne, anziani, bambini diretti verso la frontiera, che separa il Messico dagli Stati Uniti, dopo centinaia e centinaia di chilometri percorsi a piedi, sotto la minaccia quotidiana del presidente USA, che ha già mandato l'esercito a contrastare "questa catena umana". Che dire del governo italiano e dell'odio coltivato, e trasmesso, nei confronti degli immigrati, non solo con facili slogan, ma aizzando intere popolazioni regionali contro gli ultimi della terra.
Due le decisioni veramente vergognose.
La prima riguarda la trattenuta dell'1 per cento sulle rimesse che gli immigrati mandano ai famigliari rimasti nei loro paesi di origine. Alla faccia di chi continua a strillare farisaicamente: "aiutiamoli a casa loro".
La seconda si riferisce al "Global Compact for Migration" si tratta di un accordo "non vincolante" sulla gestione e l'accoglienza dei richiedenti d'asilo, con lo scopo di "affrontare e ridurre la vulnerabilità dei migranti" e di "combattere il traffico degli esseri umani".
Global Compact for Migration" che in un primo tempo aveva portato l'adesione del governo italiano con pubbliche dichiarazioni del presidente Giuseppe Conte, se del ministro degli esteri, Enzo Moavero Milanesi.
Ma è stato sufficiente l'ennesima dichiarazione del vice ministro e ministro dell'interno Matteo Salvini per rimettere tutto in discussione, facendo capire chiaramente che l'Italia non firmerà nei prossimo giorni quel documento. Così come faranno i paesi dispensatori di odio nei confronti degli emigranti, Ungheria, Polonia e Slovacchia.
Contrariamente alla stragrande maggioranza dei Paesi Europei.
D'altro canto oramai è a tutti evidente che siamo entrati nell'era dei "sovranismi" che altro scopo non hanno, se non quello di svuotare di ogni potere legislativo i parlamenti delle loro prerogative. Ora è l'esecutivo che si arroga i pieni poteri.
Come nelle migliori "democrazie illiberale".