Anche in materia fiscale stiamo approcciando, sempre più rapidamente, ad una sorte di "FISCO 4.0", in cui il rapporto tra tecnologia e fiscalità, Iva e blockchain, digitalizzazione e dichiarativi Iva saranno sempre più al centro del dibattito operativo.
I prossimi mesi saranno caratterizzati dall'utilizzo sempre più diffuso degli strumenti tecnologici ed in particolare della blockchain, per permettere alla autorità fiscali europee di disporre in tempo reale delle informazioni al fine di combattere il cosiddetto "tax gap" e la possibilità di predisporre, in base agli stessi, i dichiarativi Iva.
L'Italia, in questo settore, risulta essere decisamente bene avviata con la previsione dell'obbligo di fatturazione elettronica e la predisposizione delle bozze dei registri Iva, delle liquidazioni periodiche e della dichiarazione; se aggiungiamo il fatto che potranno essere predisposti e messi a disposizione del contribuente dei "tax report" si può facilmente ipotizzare una crescente "compliance fiscale" dei contribuenti, ed una semplificazione dell'operatività degli stessi. Le tecnologie permettono infatti di mettere in piedi nuovi processi e procedure nel mondo della fiscalità, attraverso una decisa automazione finalizzata a semplificare e supportare il mondo "contribuente".
In questo contesto si innesta, quasi naturalmente, la tecnologia blockchain e gli smart contract, attraverso i quali è possibile il tracking integrale delle operazioni, partendo dall'ordine e passando dalla formalizzazione e sottoscrizione del contratto, sino ad arrivare al pagamento della stessa, dopo avere tracciato le fasi di spedizione e consegna.
Le fasi fondamentali di una catena blockchain che rilevano ai fini della fiscalità si sintetizzano in: la registrazione dei dati, avvalendosi anche di marche temporali che permettono di individuare univocamente il momento di effettuazione dell'operazione rilevante per l'imponibilità, l'Iva a debito e la detraibilità della correlata imposta sul valore aggiunto.
Inoltre, prevedendo la partecipazione delle autorità fiscali, oltre alle parti della transazione, nell'operazione formalizzata nella catena di blockchain, si garantirà la possibilità di eliminare le fasi di fatturazione e registrazione, potendo le informazioni fiscali rilevanti essere automaticamente inserire nei dichiarativi Iva sino ad ipotizzare pure una possibile riduzione delle aliquote impositive Iva.
Per raggiungere l'obiettivo basterà prevedere la possibilità di effettuare automaticamente pagamenti elettronici attraverso la blockchain, compresa l'Iva dovuta alle autorità fiscali. Non occorrerà pertanto alcuna rivoluzione nella normativa Iva e nei meccanismi di applicazione dell'imposta ma, basterà investire su una evoluzione tecnologica intelligente anche ai fini del contrasto all'evasione: dall'analisi dei dati nazionali, si passerà a verificare le transazioni e, nel futuro, quanto registrato nella catena blockchain, attraverso un approccio "logaritmico" che punti a ridurre, quanto più possibile, il momento in cui sarebbe possibile una frode a quello di controllo.
Allo stato attuale, la chiave nel sistema Iva sono essenzialmente le fatture sia ai fini impositivi che per la detraibilità. Per prevenire l'evasione, però, la blockchain può essere una ottima base in quanto permette di intercettare ed inserire le informazioni rilevanti ai fini Iva nei dichiarativi, compresi ad esempio i modelli intrastat, ed assicurare l'immodificabilità e mantenimento nel tempo degli stessi senza perdita di informazioni e la secretazione dei dati stessi.
Il sistema blockchain permette infatti di correlare l'ammontare dell'imposta a debito con quelle a credito, predisponendo le informazioni che poi confluiranno nei dichiarativi: è quanto da noi - Italia - è stato già realizzato con il meccanismo obbligatorio dell'e-fattura dove Iva a debito e Iva a credito derivano essenzialmente da quanto trasmesso dal fornitore al cliente attraverso il Sistema di Interscambio e i cui dati sono stati acquisiti e memorizzati dalle autorità fiscali.
Quindi tutto bello e perfetto? Per quanto non esistano nemici veri della blockchain è diffuso un sensato scetticismo sulla possibilità di usare questo tipo di rete per risolvere tutti i problemi del mondo. L'unico a essersi posto in modo frontale contro questa tecnologia è stato l'economista Nouriel Roubini che avrebbe definito la blockchain una tecnologia inutile e sovradimensionata. Ma in realtà le sue critiche si sono concentrate sulla poca scalabilità di bitcoin e non hanno tenuto conto dell'evoluzione del sistema "delle catene". Purtroppo vorrei anch'io trovare difetti al futuro che ci aspetta, ma l'unica controindicazione che riesco ad identificare come tale sta nel perpetuo confinamento della componente umana a rango di subordinata della componente artificiale e cosiddetta intelligente. Speriamo solo di non doverci ricredere, tra "n" anni ovviamente, ed essere costretti a resettare la tecnologia per riportarla all'anno zero, o peggio ancora essere costretti a staccare la spina della tecnologia, sperando sempre che ci riusciremo.
Meditate contribuenti, meditate.