Di Rosario Antonio Rizzo su Sabato, 22 Agosto 2020
Categoria: Di Libri di altro

Bertrand Russell “Il trionfo della Stupidità”

Riflettendo sulla figura del conte Bertrand Russell (1872 – 1970), nato da una famiglia di antica nobiltà britannica, "filosofo, logico e scrittore politico", non ci sembra facile capire cosa possa suscitare e rappresentare, oggi, a distanza di cinquant'anni dalla sua morte, per le nuove generazioni. Ed è un peccato!

Fin da giovanissimo aderì al Partito laburista (socialista) britannico e si distinse subito per il suo "radicalismo politico rigoroso". Un radicalismo che lo portò ad abbracciare il pacifismo senza "se" e senza "ma" contro ogni guerra e ovunque fosse combattuta.

Tra il 1916 e il 1918, mentre era in corso la Prima guerra mondiale, si distinse per l'obiezione di coscienza e la "chiamata alle armi" dei giovani. E questa battaglia gli costò alcuni mesi di prigione.

Dagli anni cinquanta del secolo scorso in poi partecipa, ed organizza, movimenti contro lo sfruttamento delle popolazioni povere del "Terzo Mondo", a favore dell'emancipazione delle donne, per il disarmo nucleare: il suo rigore pacifista lo porta all'istituzione internazionale del "Tribunale Russel" contro i crimini americani nel Vietnam.

Nel 1950 gli viene assegnato il premio Nobel per la letteratura.

Fu uno scrittore proficuo e scrisse articoli e saggi per i più prestigiosi giornali e riviste degli Anni trenta. E non solo in Gran Bretagna.

Bertrand Russell, durante la sua collaborazione, durata dal 1931 al 1935, pubblicò sul "New York Journal American", un quotidiano che si è pubblicato a New York dal 1937 al 1966, 156 saggi, di cui 53, ora vengono riproposti dalla casa "Editrice Piano B" di Prato: Bertrand Russell, "Il trionfo della stupidità. Saggi americani 1931 – 1935", prima edizione 2017.

"Questi brevi saggi, rivolti in primo luogo ai lettori di quotidiani, abbondano di riferimenti sia agli eventi che ai problemi che caratterizzavano quei giorni: la grande Depressione, l'ascesa del nazismo, il proibizionismo, il New Deal e così via, ma in larga misura, sebbene molte delle allusioni presenti in questi scritti facciano riferimento alla sua attualità, gli argomenti affrontati sono di natura perenne: amore, matrimonio, libertà, carattere, paternità, pace e guerra, fratellanza, progresso, conoscenza, verità e scienza, etica e così via. Dopo tutto, questi articoli erano scritti da un filosofo — 'spettatore di tutto il tempo e di tutta l'esistenza', per usare la celebre frase di Platone — una delle più grandi menti e delle personalità più importanti del Ventesimo secolo, un uomo che alla fine della sua lunga e travagliata vita aveva raggiunto con vigore e persino distinzione cinque o sei carriere in aggiunta a quella del filosofo: matematico, logistico, educatore, moralista, riformatore sociale e pacifista – e tutti questi ruoli, , in una certa misura, trovano la loro piena espressione in questi brevi saggi", come scrive della Prefazione Herry Ruja. Saggi che provocano sentimenti antichi, da una parte. Mentre dall'altra danno la cifra della capacità di intravvedere i prodromi di tutte le tragedie che hanno contraddistinto i primi Settant'anni del "Secolo breve", parafrasando il titolo di un libro di Eric J. Hobsbawam: "L'epoca più violenta dell'umanità", come ebbe a definirla.

Il primo Saggio, "Sesso e felicità", affronta il problema di genere con un'analisi puntuale e rigorosa. Parte dagli albori del genere umano, che hanno visto la supremazia dell'uomo sulla donna creando la metà di persone felici e metà di persone infelici. Analizza l'evoluzione in "essere" e i progressi, deboli, in atto, sotto tutti i punti di vista, soprattutto, sulla conseguenza di quei matrimoni che non hanno futuro, affrontando la situazione dei figli, che ne subiscono le conseguenze: "Ma è inutile predicare che gli uomini e le donne tornino alle usanze di un'epoca più semplice, perché non lo faranno. C'è bisogno di un'etica, ma deve essere un'etica nuova e soprattutto realistica nel considerare i fatti per come si presentano al giorno d'oggi".

Come ci ricorda Herry Ruja, gli articoli proposti da Russel sono scritti tra il 1931 e il 1935. Un'epoca in cui vede crollare tutte le speranze che la fine della Prima guerra mondiale aveva suscitato,. Annota un regresso delle istituzioni politiche, artistiche e culturali. Vanno all'estero, abbandonando la Germania, i maggiori uomini delle scienze, di cultura, di teatro; i grandi musicisti e gli eccezionali scrittori, soprattutto se di origine ebraica. Assistiamo alla nascita delle dittature e il vanificarsi delle conquiste degli ultimi trent'anni dell'Ottocento.

" Quello che sta accadendo in Germania è una questione della massima gravità, e riguarda tutto il mondo civile. Nel corso degli ultimi centocinquant'anni il popolo tedesco ha promosso la civiltà più degli altri popoli di qualsiasi altro paese del mondo; poi, durante la seconda metà di questo periodo, i tedeschi, tutti insieme, sono stati ugualmente efficaci nel far tornare indietro un simile livello di civiltà. Oggi i nomi più illustri del mondo dell'educazione sono ancora tedeschi, così com'è tedesco il governo più degradato e brutale. Molti di quelli che con il loro lavoro hanno contribuito al grande rispetto maturato dalla Germania sono in esilio, altri nascosti, altri ancora sono scomparsi e il loro destino sconosciuto. Dopo un paio di anni di dominio nazista la Germania sprofonderà al livello di un'orda di goti. Com'è stato possibile? È molto semplice: quegli elementi della popolazione sia brutali che stupidi (e queste due qualità di solito vanno sempre insieme) si sono uniti contro gli altri. Con l'omicidio, con la tortura, con la reclusione, con il terrorismo delle forze armate hanno sottomesso la parte intelligente e umana della nazione e preso il potere, con l'obiettivo di promuovere la gloria della patria. E ciò che è accaduto in Germania potrebbe accadere altrove" (Il trionfo della stupidità) pag.95. Ed  eravamo nel 1993.

 E nelle pagine degli articoli successivi ritorna a riflettere sulla Germania hitleriana e sulla gravità delle prime decisioni del governo nazista: "I recenti avvenimenti in Germania hanno portato alla ribalta l'odio dei cristiani per gli ebrei, che nel Medioevo è sempre esistito ovunque, ma che in Inghilterra e in America ha perso gran parte della sua virulenza. Sia gli inglesi che gli americani sono rimasti sorpresi e scioccati nell'apprendere che in una nazione considerata la prima linea della civiltà, una simile emozione, così brutale e senza senso, abbia acquisito una tale forza. In realtà ovunque si mescolino razze diverse il sentimento di odio razziale tende a crescere. In America tocca ai neri e ai mongoli. Gli inglesi non hanno occasione di sperimentarlo a casa loro, dal momento che la popolazione è razzialmente omogenea, ma lo provano quando si spostano in Sud Africa" (Sull'odio razziale" pag.101). Quanto somiglia al nostro, quell'odio razziale, nei confrornti di persone che cercano un "posto al sole". Come i nostri antenati! E non solo.

Questa libro di grande saggistica è uno di quei libri che ogni autentico democratico dovrebbe avere sul comodino della camera da letto per riflettere da dove veniamo e dove stiamo andando, oggi, soprattutto, per capire le realtà complesse e complicate, le cause e gli effetti senza correre il rischio di banalizzarli.Se vogliamo evitare disastri di danni incalcolabili. "Nella storia del mondo ci sono state quattro tipi di epoche. Ci sono state epoche in cui tutti pensavano di sapere tutto, epoche in cui tutti pensavano di non sapere nulla, epoche in cui gli intelligenti pensavano di sapere molto e gli stupidi pensavano di sapere poco, ed epoche in cui gli stupidi pensavano di sapere molto e gli intelligenti pensavano di sapere poco. Il primo tipo di epoca è quello della stabilità, il secondo del lento decadimento, il terzo del progresso e il quarto del disastro".