È stata la goccia che ha fatto traboccare un vaso ormai troppo pieno di inerzia, inadempienze, latitanze, mancanza di programmazione, indifferenza alle sorti di decine di migliaia di professionisti, nella fattispecie avvocati, che sembrano essere considerati dallo Stato utili fino a quando garantiscono una funzione di rilievo costituzionale, quella della difesa, per poi non essere minimamente considerati quando si tratta di liquidare compensi già enormemente ridotti perché si sa, le istituzioni riservano trattamenti soltanto ai loro amici, o agli amici degli amici. Senza parlare, poi delle istituzioni forensi, prima tra tutte Cassa Forense, indicata quasi unanimemente dagli avvocati come del tutto incapace di assicurare una reale tutela a quanti, soprattutto in questo momento difficile di crisi economica generale, sono sospinti fin quasi all'abbandono della professione.
Dopo un paio d'ore dalla pubblicazione dell'ennesimo, gravissimo episodio registrato in Sicilia ai danni di una giovane collega, Coletta, che ha subito, all'interno del proprio studio legale in Francofonte, nel siracusano, una brutale aggressione da parte di un cliente, nel web è rivolta tra le colleghe e i colleghi. Solidarietà nei confronti di Coletta, certo, ma indice accusatorio puntato contro lo Stato e le istituzioni forensi, indicate quali indirette responsabili dell'accaduto.
Decine e decine di commenti. "A che cosa serve esprimere la solidarietà?" si chiedono in tanti.
Se lo chiede Dario Conti, che commenta il nostro articolo e riceve decine di apprezzamenti dai colleghi: "Penso che della solidarietà non se ne faccia un bel fico secco. Quando chi ci rappresenta riuscirà a farci riacquistare quel ruolo sociale che l'avvocato ha sempre avuto,caratterizzato dal rispetto, dalla stima, dall'educazione, allora la Collega avrà patito per un giusto fine. Ma finché avremo liquidazioni da vergogna,pagamenti dilazionati,norme che ci costringono ad esercitare la professione come un atleta nel salto ad ostacoli, allora la Collega sarà presto uno dei tanti scassapagghiari che ha preso coppa da un forsennato, e quasi quasi se l'è pure meritate".
Lungo la stessa scia Giovanna fronte, avvocato siciliano anch'essa, che chiama in causa le responsabilità dello Stato e del Ministero della Giustizia: "Certo che esprimo la mia piena solidarietà alla collega che è anche una mia quasi paesana, ma sono consapevole che non basta fino a quando i nostri ordini e la nostra cassa continueranno ad essere delle caste chiuse ed autoreferenziali. Sono 3/4anni che aspetto i decreti di liquidazione di gratuiti, sono arretrata di tre anni per fatture già emesse e compensi non percepiti, Iva e cassa già pagati, il 28 scade la prima rata,..... Cosa c'entra tutto questo? C'entra, perché pur di pagare la rata in scadenza siamo costretti a prendere tutto quello che capita in studio!".
Siamo costretti a prendere tutto quello che capita in studio, anche la feccia. Spinti da un mercato che non esiste più e dalle istituzioni che non assolvono i loro compiti nella maniera minima! Una denuncia non da poco.
Insomma, la sensazione, da parte di tutti, è che qualcosa debba cambiare. Oggi, non domani. Ieri è avvenuta un'aggressione. L'ennesima, certamente gravissima, consumata ai danni di una collega che, come tanti, in ogni parte del paese, non avrebbe mai potuto difendersi. Inaccettabile, quindi, che il tutto si possa ridurre a messaggi di solidarietà. C'è bisogno di interventi concreti, sistemici, non della solidarietà pelosa di istituzioni che devono dare, hic et nunc, risposte chiare e certe.
Lo Stato è chiamato a fare la propria parte, assicurando anche tempi ragionevoli, anche se non immediati, per le liquidazioni. Il Consiglio Nazionale Forense non può sanzionare gli avvocati per avere accettato compensi irrisori, ma non reagire di fronte alle amministrazioni pubbliche, da quelle centrali a quelle periferiche, e ai loro bandi che danno il senso del livello infimo di moralità a cui è giunto questo paese.
Occorre un deciso cambio di rotta, subito, prima che sia troppo tardi, prima che l'ennesima aggressione si concluda con un evento ineluttabile. Anche se, condividiamo quanto scritto in un altro commento dalla collega D'Aliberto: "Non credo debba tutto risolversi nella quantificazione del denaro. Non credo si tratti di liquidazioni annose di parcelle. Quì è in gioco il rispetto della professione e sino a quando continueremo a litigare per doppio mandato si o no per chi deve essere votato perdendo di vista il concetto di rispetto della toga che tutti noi e soprattutto il nostro ordine deve ristabilire all'interno della collettività, ci saranno altre ingiustificate aggressioni e continueremo a condannare"