Di Elsa Sapienza su Giovedì, 19 Maggio 2022
Categoria: Avvocatura, Ordini e Professioni

Avvocati in calo e nuove proposte.

 Il rapporto Censis e Cassa Forense 2022 rivela che il 32% degli iscritti all'albo degli avvocati valuta di abbandonare la professione forense.

Ma cosa spinge oggi tanti giovani a non credere più nella professione scelta e ad abbandonare i propri sogni in cerca di altro?

Il Rapporto dell'Avvocatura del 2022, curato da Cassa forense in collaborazione con il Censis fornisce molte informazioni al riguardo che consentono di comprendere verso quale direzione si sta evolvendo la professione legale.

Innanzitutto, il rapporto consente attraverso delle facili tabelle di leggere i dati sui numeri degli avvocati suddivisi per genere, età, localizzazione, reddito, mentre il Rapporto Censis ci fa comprendere come si sta evolvendo la professione.

Le oltre 130 pagine fotografano quindi l'attuale situazione con una proiezione al futuro attraverso una serie di domande fatte ai soggetti intervistati. Da tutto ciò emerge con molta amarezza che solo l'1,1 degli professionisti risponde di ritenere la condizione della professione attuale positiva, il 32,8% la definisce critica e il 46,7% non pensa cambierà nulla. Infine, gli ottimisti risultano essere appena il 23,3 %, meno di un quarto! 

 Quali le ragioni di tali numeri ? Innanzitutto, gli scarsi guadagni per i 2/3 degli intervistati  pari al 63,7%,  così come e il calo della clientela per il 13,8%. L'eccessiva concorrenza costituisce un altro grosso problema per il 52,9% dei soggetti ed ancora l'instabilità normativa e l'eccessiva durata dei processi per il 35,8 %.

Altro fattore di rischio per il 33,1 % sono gli adempimenti fiscali e amministrativi, mentre il 25,2 % sottolinea  il problema derivante dall'apertura del mercato dei servizi legali ai non avvocati.

L'origine del fatturato risulta per lo più provenire per il 42,8 % dai giudizi in sede civile, il 17 % da soluzioni stragiudiziali, l'11, 7% da giudizi in sede penale e l'11,2% da consulenze civili, mentre, solo l'1,9 % deriva da arbitrati e mediazioni.

L'analisi dei dati consente di recuperare molte altre informazioni, ma, come si è potuto constatare remunerazioni in calo e apertura del mercato ad altre categorie, sono alcune delle ragioni che spiegano perché circa un terzo dei professionisti il 32,8% risponde di pensare al possibile abbandono della professione.

 E nel frattempo una nuova proposta di riforma della professione forense è stata avanzata dal legale e professore di diritto comparato dell'Università degli Studi di Milano Pier Filippo Giuggioli, il quale insieme ad altri colleghi milanesi ritiene vadano ampliate le funzioni dell'avvocato affidandogli anche quelle tradizionalmente svolte dal notaio,  soprattutto in ambito societario e immobiliare.

Secondo la proposta per cui si stanno raccogliendo le firme,  l'avvocato è figura unitaria di operatore di servizi legali integrati e i cittadini devono poter beneficiare di servizi più efficienti e celeri , soprattutto a prezzi più competitivi, così come accade con il solicitor britannico o in Germania con la figura dell' anwaltsnotar tedesco, il notaio che agisce in libera professione. 

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