Di Giulio Di Dio su Lunedì, 21 Agosto 2023
Categoria: Cultura

Appunti sparsi su "Avanza un'ora di luce" di Enzo Cannizzo.

"procedi pure lungo la tua eco

conclusa tra le pagine di guardia

sempre la città ti chiama

dal sommario deserto dei numeri

abito dismesso che confina

la polvere e l'umano"


I poeti sanno fare questo: trovano nella storia personaggi propri, li fanno entrare ed uscire dalle scene secondo il proprio bisogno, descrivono le corrispondenze fra luoghi immaginifici e lontani che fino al punto della scrittura, erano inaccessibili.


I poeti fanno questo: trovano "il millennio rilevato sui banchi della fiera".

Hanno geografie personali, assurde, inventate e quindi fino a prova contraria verissime. Hanno visioni del mondo che sapevamo da sempre e che non riuscivamo a dire.

Enzo è uno di quei poeti. Non uno sciamano o un profeta.

Ma uno in grado di riconoscere i fili che legano le cose.

Così la sua poesia diventa un luogo personale ed eterno. La sua poesia è sua ed è universale:

"già un deserto infuria verso sera"

"nel pane si spezzava la parola".

"Avanza un'ora di luce" di Enzo Cannizzo, editore Algra, pubblicato nella collana "Ginestra dell'Etna", è un libro che a tratti diventa un inventario feroce. Enzo lo dota di un ritmo incessante, la lettura diventa caustica, sfogliare le pagine è un gesto dilaniante. Mai riposato:

"ora cava\ serrata lama\ esuvia, serpe\ poiana\ pietra sei\ artiglio\ buio\ nel giallo che trema\ la notte ti attraversa\ hai caduti, fuochi\ hai fame".

Pochi sono i momenti di tregua. Alcuni dolcissimi. Brevi, fugaci apparizioni. Finestre di luce per ancorarsi prima di riprendere la carovana. Lei dice:

"ho sistemato i cappelli

per la fine dell'inverno"

È un libro questo, fuori dal tempo, che ributta la ricerca ad ogni costo della contemporaneità. Un libro che ha le caratteristiche dei classici.

Qui la parola è dura, è vera. La parola è mai sazia. E mai diventa lusinghiera verso sé stessa. Mai di sé stessa è beata.

Non si concede sconti, né soluzioni semplici. Enzo ne sarebbe capace, saprebbe addomesticare il linguaggio a suo favore e a favore del lettore. E proprio perché non cede a questo gli dobbiamo tanto.

Bisogna leggerlo e rileggerlo "Avanza un'ora di luce".

Bisogna parlare con Enzo, fermarsi a metà frase se il suo occhio scatta sulla piazza della sua Città Vecchia, bar nel centro storico di Catania, e fissa un punto altro, diverso. Lì sta cercando la parola esatta: non il modo migliore di dire le cose, ma l'unico possibile.

In questo libro ci sono molte cose dette nell'unica maniera in cui era possibile dirle.

"il buio è sabbia

la notte ha pareti di silicio

un nome esausto

urina sulla propria ombra".


credits: foto dell'autore di Valeria Morabito Molino

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