Di Piero Gurrieri su Lunedì, 10 Giugno 2019
Categoria: Legge e Diritto

Anm nel caos, il presidente Grasso lascia Mi: "Sue posizioni rischiano di alterare assetto costituzionale" scrivono Area, Unicost ed Autonomia ed Indipendenza

Terremoto nell'Associazione Nazionale magistrati. Il presidente, Pasquale Grasso, ha lasciato ieri la sua corrente di appartenenza, Magistratura Indipendente, dopo che, nelle ore precedenti,  quasi tutte le altre componenti - Area, Unicost e Autonomia e Indipendenza - con un documento durissimo, avevano preso le distanze dalla stessa Mi, sfiduciando per l'effetto la giunta guidata da Pasquale Grasso, emanazione di Magistratura Indipendente e chiedendo la "convocazione urgente" di una seduta per procedere agli adempimenti del suo integrale  rinnovo. Una presa di distanze che ha origine nel documento, approvato dalla corrente che, fino ad ieri sera, esprimeva tra i propri iscritti anche il Presidente dell'Associazione Nazionale magistrati, con il quale i vertici della corrente avevano invitato i 4 consiglieri del Consiglio Superiore della Magistratura che si erano autosospesi a seguito delle note vicende giudiziarie scaturite dal l'inchiesta in corso a Perugia, a dare continuità  alle proprie funzioni al Csm, non soltanto non dimettendosi, ma ritornando a tutti gli effetti a garantire la propria partecipazione alle sedute dell'organismo. Un documento, del quale abbiamo riferito in questo giornale, che contraddiceva apertamente le posizioni espresse dall'Associazione nazionale magistrati, con un altro documento che abbiamo parimenti riportato - con il quale i consiglieri erano stati invitati a dimettersi da un incarico di cui "non appaiono degni" - ma anche gli orientamenti espressi, sostanzialmente all'unisono, dalle altre aree della magistratura.

Le quali, di fronte al documento approvato da magistratura indipendente, si sono riunite e hanno approvato e diramato un durissimo documento. La richiesta ai consiglieri del Csm iscritti a Magistratura Indipendente  ed  autosospesi  di dare continuità alla propria attività "crea un incidente istituzionale senza precedenti e potrebbe condurre all'adozione di riforme dell'Organo di autogoverno dal carattere 'emergenziale' con il rischio di alterarne il delicato assetto voluto dalla Costituzione a garanzia dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura senza risolvere i problemi posti dalle gravi recenti vicende".

"Magistratura Indipendente - scrivono ancora accusano i membri della direzione centrale di AreaDG, Unicost e Autonomia e Indipendenza - si assume di fronte alla magistratura ed al Paese la grave responsabilità di quanto sta accadendo". 

Il documento di attacco a Magistratura Indipendente viene preparato, sottoscritto e diramato. È domenica, ma arriva come un ciclone in tutte le sedi istituzionali ed associative della magistratura italiana. Le reazioni sono paragonabili ad uno tsunami. Il Presidente dell'Associazione Nazionale magistrati comprende perfettamente che la riunione  auspicata è richiesta da tutti  e per chiudere l'esperienza della giunta da lui presieduta, non per una incompatibilità di carattere personale, quanto piuttosto perché, sotto un profilo politico ed elettorale, quella Giunta è presieduta da un uomo di Magistratura Indipendente, la stessa corrente che si è posta con il proprio documento in rotta di collisione con tutti gli altri. Le possibilità sono tre.  Attendere la riunione della giunta per farsi sfiduciare,  dimettersi subito oppure prendere le distanze dal proprio gruppo, Magistratura Indipendente. Pasquale Grasso decide di fare proprio questo, in quanto non concorda con la decisione della propria area, ed affida la propria decisione ad una nota stringatissima ma eloquente: "A volte arriva un momento in cui la casa natale ci sta stretta e si rischia di litigare inutilmente pur se tutti animati dal bene della famiglia. Si iniziano a vedere le cose in modo diverso. È nella natura delle cose umane". 

In qualche modo, il Presidente dell'Associazione Nazionale magistrati ha giocato d'anticipo, anche se ciò che potrà accadere nel corso della riunione della prossima Giunta non è chiaro, soprattutto riguardo alla circostanza se la presa di distanze del presidente dal proprio gruppo di appartenenza possa, in qualche modo, impedire una sfiducia alla Giunta da lui presieduta. Ma, più che un modo abile di neutralizzare la richiesta del rinnovo della giunta, la decisione del presidente dell'Associazione nazionale magistrati sembra dettata dalla convinzione della insostenibilità delle posizioni assunte da tale corrente proprio in uno dei momenti più drammatici della storia recente della magistratura italiana e dalla conseguente necessità di messaggi di forte responsabilità.