Dopo un travaglio amministrativo e burocratico di oltre otto mesi, pare sbloccarsi il credito d'imposta per le imprese che investono nella Zona economica speciale unica del Mezzogiorno. Un miliardo e ottocentomila euro la somma impegnata con il decreto Sud dello scorso settembre, che adesso sembra entrare finalmente nella fase operativa.
Infatti, venerdì scorso, Il Ministero dell'economia ha partorito il decreto attuativo della misura, adottata dal ministero per gli Affari europei, il Sud, la coesione e il Pnrr e sulla quale il Mef ha il concerto. Dunque, dal 12 giugno al 12 luglio le imprese coinvolte dovranno comunicare all'Agenzia delle Entrate l'ammontare delle spese ammissibili sostenute dal 1° gennaio 2024 e quelle che intendono effettuare fino al prossimo 15 novembre, data ultima per accedere all'incentivo; ancora si aspetta un successivo provvedimento delle Entrate che definirà il modello di comunicazione online, nonché il Piano strategico. Inoltre viene prevista anche una certificazione obbligatoria, rilasciata dal revisore dei conti o da una società abilitata, che attesti l'effettivo sostenimento delle spese.
Il tanto atteso decreto attuativo sana di fatto una situazione che aveva portato molte imprese a sospendere o a rinunciare agli investimenti, considerata l'incertezza che dura da inizio anno. Rammentiamo che il credito d'imposta è aperto a tutte le imprese, indipendentemente da forma giuridica e regime contabile, già operative o che si insediano nella Zes unica, per investimenti iniziali, tra 200mila euro e 100 milioni.
Sono agevolati l'acquisto o il leasing di macchinari, impianti e attrezzature destinati a strutture nuove, nonché l'acquisto di terreni e l'acquisizione, realizzazione o l'ampliamento di immobili strumentali, ma solo entro il 50% del valore complessivo dell'investimento agevolato.
Il credito d'imposta è differenziato per Regioni, dimensioni di impresa ed entità dell'investimento. Vale il 40% degli investimenti ammissibili nelle regioni Calabria, Campania, Puglia e Sicilia; il 30% in Basilicata, Molise e Sardegna; 15% in Abruzzo. L'intensità dell'aiuto variano pure in base al valore del progetto ammissibile. Sotto i 50 milioni, i massimali sono aumentati di 10 punti percentuali per le medie imprese e 20 per le piccole imprese.
Il decreto attuativo stabilisce inoltre un meccanismo di controllo per verificare il rispetto del tetto delle risorse, fissato a 1,8 miliardi di euro. Al di là delle percentuali prima esposte, infatti, l'ammontare reale del credito d'imposta spettante sarà determinato dall'Agenzia delle Entrate rapportando il limite complessivo di spesa all'ammontare complessivo dei crediti d'imposta richiesti. Nello specifico, se le richieste supereranno il limite di 1,8 miliardi, il credito d'imposta sarà proporzionalmente ridotto tra gli aventi diritto.
Viene stabilita inoltre l'incomulabilità del credito d'imposta Zes con quello della Transizione 5.0 mentre la cumulabilità è prevista con incentivi che non sono aiuti di Stato, con aiuti de minimis e con altri aiuti di Stato che hanno ad oggetto i medesimi costi a condizione che il cumulo non porti al superamento dell'intensità di aiuto più elevata consentita dalle regole Ue; infine viene ovviamente previsto l'obbligo di mantenere l'attività all'interno dei perimetri geografici della Zona Economica Speciale per almeno cinque anni una volta completato l'investimento, pena la decadenza completa dai benefici.
Ancora molti dubbi da chiarire, soprattutto in ordine agli investimenti immobiliari, ma sembra che piano piano sia partita la fase operativa. Incrociamo le dita.
Meditate contribuenti, meditate.