Di Elsa Sapienza su Giovedì, 27 Aprile 2023
Categoria: Avvocatura, Ordini e Professioni

Accademia della Crusca e linguaggio giuridico.

 Il Comitato Pari opportunità del Consiglio direttivo della Corte di Cassazione, ha posto all'Accademia della Crusca, una domanda circa la parità di genere nella scrittura degli atti giudiziari.

L'obiettivo è quello di individuare regole che rispettino la parità di genere nell'uso della lingua.

Che cosa dice l'Accademia?

Evitare le reduplicazioni retoriche. Occorre limitare il più possibile riferimenti raddoppiati ai due generi, come ad esempio "lavoratori e lavoratrici, cittadini e cittadine, impiegati e impiegate".

Uso dell'articolo con i cognomi di donne. L'uso dell'articolo davanti al cognome oggi è considerato discriminatorio e offensivo non solo per il femminile, ma anche per il maschile. Nel caso di persone celebri non si verificano controindicazioni, ma in altri casi si manifesta «un'evidente perdita di informazione.

 Ad esempio scrivere " la presenza di Rossi in aula", fa riferimento ad un uomo o una donna? Allora, quando sia utile dare maggiore chiarezza al genere della persona, sarà sufficiente aggiungerne il nome al cognome, o eventualmente la qualifica e quindi "la presenza di Maria Rossi" o "La presenza della testimone Rossi".

La lingua giuridica non è sede adatta per sperimentazioni innovative minoritarie che porterebbero alla disomogeneità.

In una lingua come l'italiano, che ha due generi grammaticali, il maschile e il femminile, lo strumento migliore per cui si sentano rappresentati tutti i generi e gli orientamenti continua a essere il maschile plurale non marcato.

Uso largo e senza esitazioni dei nomi di cariche e professioni volte al femminile.

 Infine, secondo l'Accademia si deve far ricorso in modo sempre più esteso ai nomi di professione declinati al femminile. Questi nomi possono essere ricavati con l'applicazione delle normali regole di grammatica e, dunque, per citare alcuni esempi:

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