Di Raffaele Gurrieri su Lunedì, 20 Aprile 2020
Categoria: Fisco e Tributi

25000 Euro per tutti

E' il tempo dei 25.000 Euro. Allo slogan dei 600 Euro per tutti si sostituisce quello dei 25.000 per tutti: "venghino signori venghino". Nella mattinata di martedì scorso è arrivata la scontata autorizzazione della Commissione Europea per le misure di aiuto introdotte dal D.L. n. 23/2020, cosiddetto "decreto liquidità" nella forma di garanzie statali su finanziamenti erogati dal sistema bancario, per il tramite di SACE spa, del Fondo centrale di garanzia PMI e dell'ISMEA per il comparto agricolo.

L'aspettativa del mondo imprenditoriale è elevata con riguardo a tutte le misure, ma la maggiore "attesa frenetica" si concentra soprattutto sui finanziamenti fino a 25.000 euro con garanzia al 100% del Fondo centrale di garanzia PMI, restituzione a 72 mesi, preammortamento di 24 mesi e tasso di interesse agevolato.

La "frenetica attesa" discende, prima ancora che dalle garanzie e dalle condizioni di prestito, dalla obbligata aspettativa di una rapida erogazione, in ragione del fatto che, il decreto liquidità stesso, alla lett. m) dell'art. 13 comma 1 prevede espressamente che la garanzia statale non solo è concessa automaticamente e senza valutazione, ma anche che il soggetto finanziatore può erogare il finanziamento coperto dalla garanzia, subordinatamente alla verifica formale del possesso dei requisiti, senza attendere l'esito definitivo dell'istruttoria da parte del gestore del Fondo di Garanzia stesso. Più semplicemente: alla richiesta di prestito la banca eroga immediatamente per poi regolarizzare la questione garanzia anche successivamente.

Preliminarmente si osserva che questa previsione normativa sembra recare con sé la sfiducia da parte dello Stato stesso circa la capacità di evadere in tempi congrui le pratiche che gli istituti bancari presenteranno alla gestione del Fondo di garanzia anche in presenza di una procedura automatica; successivamente si osserva come la norma sposta dunque sulle banche le aspettative dei beneficiari di una rapida erogazione, caricando le medesime dei connessi "rischi operativi", nel senso che, l'eventuale erogazione del prestito, prima del via libera definitivo da parte del gestore del Fondo, espone unicamente la banca, nel caso in cui il via libera definitivo non dovesse arrivare per errori della banca nella valutazione della sussistenza dei requisiti soggettivi. 

Al fine di agevolare le procedure, il Ministero dello Sviluppo Economico – MISE - ha messo a disposizione, sul proprio sito internet, un apposito "Modulo per la richiesta di garanzia su finanziamenti di importo fino a 25.000 euro ai sensi della lett. m), comma 1 dell'art. 13 del DL Liquidità" che il beneficiario può presentare al soggetto finanziatore o al Confidi. Il modulo si compone di 8 pagine e snocciola l'insieme dei requisiti che il soggetto beneficiario deve attestare.

Purtroppo però, nonostante gli annunci, non è vero che non vi sia un'istruttoria preliminare da parte dell'ente erogatore; seppur semplificata, resta comunque necessaria. In particolare, l'erogatore, dopo aver ricevuto il modulo di richiesta, deve:

- verificare che il richiedente sia un soggetto esercente attività di impresa o di lavoro autonomo con partita IVA, rientrante nella definizione di PMI, allargata in questo caso alle imprese con un numero di dipendenti tra 250 e 499;

- acquisire l'ultimo bilancio depositato o l'ultima dichiarazione fiscale presentata dal richiedente, per verificare che l'ammontare dei ricavi o compensi sia superiore a 100.000 euro o, se inferiore, sia comunque congruo per coprire il finanziamento richiesto che non può comunque superare il 25% dei ricavi;

- verificare che l'impresa o libero professionista non presenti esposizioni classificate come "sofferenze" ai sensi della disciplina bancaria;

- verificare che il richiedente non presenti esposizioni nei confronti del soggetto finanziatore classificate come "inadempienze probabili" o "scadute o sconfinanti deteriorate" ai sensi della disciplina bancaria; oppure, nel caso in cui le presenti, verificare che tale classificazione non sia precedente alla data del 31 gennaio 2020.

Se tutto questo non bastasse, deve aggiungersi pure quanto precisato da Banca d'Italia lo scorso 10 aprile con apposita Raccomandazione, in ordine al fatto che "per quanto concerne in particolare i finanziamenti garantiti dallo Stato" le banche dovranno tenere conto "del complesso degli ulteriori elementi informativi disponibili sul profilo di rischio dei richiedenti i finanziamenti, sia in sede di concessione del finanziamento, sia nella fase di monitoraggio dello stesso". Dunque una vera e propria istruttoria con piena valutazione del merito creditizio, altro che automatismo ed immediatezza tanto sbandierata.

Difficile dunque prevedere erogazioni immediate, senza contare che, alla gestione dei predetti rischi operativi e obblighi di valutazione dei profili di rischio, si aggiunge per le banche un ulteriore rischio a procedere all'erogazione fino all'approvazione del gestore del Fondo: quello di veder rifiutata la proposta non per carenza del diritto del richiedente, ma per carenza delle risorse presenti nel Fondo. Infatti i 1.729 milioni aggiuntivi stanziati dal Governo con in combinato disposto dell'art. 49 del D.L. cosiddetto "Cura Italia" e l'art. 13 del D.L. cosiddetto "Liquidità" sono assolutamente inadeguati rispetto a una probabile frenetica corsa di massa alla richiesta di finanziamento garantito. Il "poderoso" stanziamento dipende come sempre dalla leva finanziaria che sarà utilizzata dal Fondo, in base alle valutazioni di rischiosità. Se tale leva per i finanziamenti con garanzia fino al 100% sarà 1 a 3, come deliberato dal Fondo, i 1.729 milioni aggiuntivi potranno consentire al Fondo di dare il via libera a circa 300.000 richieste con un valore medio di finanziamento di 20.000 euro, a fronte di una platea di potenziali beneficiari superiore di oltre 10 volte.

Il difficile dunque diventa impossibile; impossibile aspettarsi un'erogazione immediata ed automatica da banche e confidi vari, per lo meno fino a quando lo Stato non stanzierà risorse sufficienti

Servono soldi veri, freschi, liquidi, e servono subito; possono essere concesse autorizzazioni dall'Ue, possono essere predisposti moduli dal MISE, possono essere implementate procedure dalla SACE e dal Fondo centrale di garanzia per le PMI, dall'ISMEA, ma fino a quando il Governo non mette in circolazione liquidità reale, la storia della "potenza di fuoco" di oltre 400 miliardi rimane, haimè, soltanto uno slogan.

Meditate contribuenti, meditate, ed ovviamente, ancora per poco, restiamo tutti a casa.

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